lunedì 16 gennaio 2012

UNA SIGARETTA ACCESA N. 5


“Filippo, dove vai? Dai, non correre così!”

Veronica, con un abitino leggero color lavanda, si mise a inseguire, ridendo, il bimbo che trotterellava giù per le scale di pietra e sabbia. Non appena riuscì ad afferrarlo, lo prese in braccio e lo strinse a sé. Gli accarezzò i capelli morbidi e folti e gli strinse amorevolmente il nasino minuscolo.

“Sei un monellaccio? Lo sai? Proprio come il tuo papi!” poi,  con tutta la devota attenzione che ogni mamma adopera inconsapevolmente quando ha il suo piccolo in braccio, Veronica finì di scendere gli scalini di pietra e sabbia arginati da una siepe di rosmarino e lavanda e arrivò alla spiaggia. C’era un panorama stupendo da lì. Gliel’aveva sempre detto, Lorenzo, che quello era un posto fantastico, ma lei non ci aveva creduto finché, un giorno, non l’aveva portata in quel paesino sperduto ed avevano affittato una minuscola casetta per passarci le vacanze.

Veronica rimise il bimbo a terra e questi, non appena libero, cominciò a correre sulla battigia, poi, improvvisamente, si fermò ad osservare alcune conchiglie. Veronica, giocherellona, andò subito a fargli compagnia e ad aiutarlo a raccoglierne tante. Ognuna aveva una sfumatura particolare, una forma diversa. Si fermò a farle osservare, ad una ad una, al suo piccolo. A lei piaceva immensamente parlargli e rispondere alle sue domande, anzi, più erano sciocchine e più lei le trovava divertenti. Ogni piccolo spunto era l’occasione per spiegargli un’infinità di cose.

Lorenzo arrivò all’improvviso. Scalzo, con i jeans tirati su fin sotto le ginocchia e la camicia bianca aperta, se li abbracciò tutti e due, con trasporto e tenerezza. Aveva un sacchettino di carta in mano.

Al vederlo, Veronica si disse per l’ennesima volta che, se anche Lorenzo fosse stato in mezzo a una folla, lo sguardo di lei sarebbe stato incomprensibilmente ma totalmente calamitato dalla sua figura, da quegli occhi vivaci, da quel sorriso che amava così tanto.

“E adesso a chi lo do questo qua?” disse  Lorenzo ridendo, agitando scherzosamente il sacchettino che teneva in mano e allontanandosi di qualche passo.

“Mmmmhhhh…sei andato a prendere la colazione in paese? Io, io, la voglio ioooo!” disse Veronica guardando il piccolo, che si stava già preoccupando.

“No mami, no papi…io colascione!” disse il bimbo, con gli occhi spalancati.

E così dicendo il suo piccolino le sfuggì dalle mani e Veronica lo lasciò correre  dietro a Lorenzo che faceva finta di fare una fatica immensa a correre finché si lasciò cadere sulla sabbia ridendo e abbracciando Filippo che intanto si stava avventando già sul piccolo premio cui teneva così tanto, richiuso nella fragile carta bianca. Bianca come la camicia di Lorenzo, come il sorriso di tutti e tre, come le rare nuvole leggere che danzavano sopra di loro in quel mattino splendido di sole.



Veronica si svegliò all’improvviso, ma con dolcezza, proprio in quel momento. Nel torpore di quegli attimi non capiva bene che cosa veramente l’aveva fatta svegliare. Si svegliò che sorrideva ancora, ripensando a quel nastro di felicità che era appena passato nella sua mente. Solo qualche istante, poi, di nuovo, la realtà la aggredì in pieno. Intuì che era stato il suo telefonino a svegliarla. Evidentemente era tanto presa dal suo sonno e, ancor più, dal sogno bellissimo che stava facendo, che aveva veramente fatto fatica a realizzare di cosa si trattava. Anzi, semplicemente, da quel sogno non avrebbe mai voluto uscire...

Si mise seduta sul letto. Era il numero dell’ospedale. Poteva essere una notizia buona, ma poteva anche essere la peggiore di tutte. Respirò profondamente, chiamò a raccolta tutte le sue forze, da ogni minima parte del corpo e della mente. Richiamò il numero.

”Veronica? Finalmente, non la sentivo rispondere…” era la voce, fredda, della caposala.

“Si, certo, sono io, mi dica, è successo qualcosa?”

8 commenti:

  1. A parte che sei un po' birichina perché lasci tutto in sospeso, forse per il gran finale, penso che chi aspetta la notizia della morte , non certo della guarigione, di Lorenzo, dovrà attendere, se, come penso, ti conosco ormai abbastanza bene. Dunque al n° 4 eravamo rimasti che ballava idealmente in spiaggia con Lorenzo, adesso addirittura c'è pure il bambino. Secondo me Veronica vuole ricominciare tutto ex novo, ormai sta aspettando la notizia sulla sorte di Lorenzo, sa che è una questione di giorni o settimane, sa che potrà essere negativa (positiva?), in caso di morte, o positiva (negativa?) in caso che riprendesse conoscenza ma rimanesse paralizzato. Il problema semmai è come affrontare la cosa, sicuramente il bambino, la riporta indietro nel tempo, ritornando agli affetti di quando era piccola; cancella il presente per rivivere un passato tutto sommato felice e da lì spera di ripartire come fece tanti anni fa. Io penso, anzi sono sicuro che qualunque notizia arrivi dall'ospedale, Veronica una sua scelta l'ha già fatta, dolorosa ma necessaria, in ambedue le ipotesi. Se Lorenzo dovesse morire, ne sarebbe rattristata ma non sconvolta, se invece rimanesse paralizzato, ha la certezza che lui capirebbe la situazione e la cosa finirebbe così malinconicamente. In ambedue i casi torno al commento del n° 4: Veronica vuole vivere, sta uscendo dal guscio in cui la tragedia l'aveva relegata (o si era relegata lei stessa) e sta affrontando nuovamente la sua vita, la fa ritornare normale, anche se da sola, adesso sa cosa deve fare. Sicuramente gli amici, i molti interessi che coltiva, culturali, famigliari, la stanno facendo risorgere. Anzi, forse adesso è più libera di prima, vede le cose in maniera più disincantata, ha levato tutti i mobili dalla stanza vecchia e dopo aver chiuso la porta, ha buttato via la chiave. Il seguito, se ci sarà, sicuramente è di felicità.
    Aspettando il n° 6, anche per vedere se sono riuscito a fare centro.

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  2. Spero di avere il tempo per rileggere con calma tutto e darti un giudizio sensato, avendo letto solo questo. La tua scorrevolezza nell'esprimerti è sempre come quella della seta, questo intanto posso già dirlo.
    Un abbraccio.

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  3. Per Checcus: non lo sapevi? E' una mia caratteristica quella di creare 'suspance'. In realtà il racconto é già più avanti, oltre al punto in cui l'ho fatto arrivare qui, più o meno so già dove farlo arrivare, ma mi ci vuole ancora della concentrazione. Sono contenta che tu, nonostante il racconto sia ben cupo, ci possa aver visto il desiderio di risorgere da parte della protagonista. Quello che mi piace, una volta che ho scritto, é che chi mi legge possa vedere tra le mie parole anche quello che in realtà io non mi sono nemmeno accorta di averci messo....

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  4. Paola, davvero le mie parole scorrono 'come seta'? Lo spero davvero, é una necessità che trovo inscindibile dal desiderio di scrivere. Perché lo si farebbe se non ci fosse, in realtà, un vero e forte desiderio di esprimere un qualcosa che molto probabilmente sta dentro solo alla nostra testa e che vogliamo invece far comprendere, a tutti i costi, agli altri?
    Comunque non preoccuparti per i capitoletti precedenti a questo racconto. Mi sta venendo quasi in mente di pubblicare tutto insieme in occasione della sequenza finale...non so, ora ci penso, anzi, prima vedo di finirlo questo racconto che ci ha messo mesi per nascere. Un abbraccione speciale per te!!!

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  5. Una persona non scrive mai per caso, a volte parte da un'idea e, poi, il suo subconscio sviluppa quello che vuole dire e che non riesce a comunicare. Con questo non ho l'arroganza di mettere nella penna cose alle quali, magari non pensavi neanche lontanamente. Resta il fatto che osservando un'amica che magari frequenti e hai cominciato a conoscere, riesci a penetrare meglio nei suoi pensieri e a interpretare le sue parole o scritti. Per il resto, il racconto è cupo, d'accordo ma, a Veronica, peggio di così la vita non poteva riservare, quindi è giusto che ci sia una nota di positività e poi se sai già come andrà a finire; siamo tutti in trepida attesa...

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  6. No Checcus, non é arroganza quella del lettore che ci vede una cosa piuttosto che un'altra. E' immaginazione, ed é bene che ci sia libertà, almeno in queste cose. Poi, ti dirò, é più fascinoso, come metodo, far sembrare piuttosto che dire del tutto, per cui, dalla parte dello scrittore, almeno di quello che c'é in me, c'é anche questa velleità. Tra l'altro serve anche a nascondere ovvie manchevolezze..per cui...eeheheh...mettiamo che c'è anche una certa dose di astuzia femminile:-))))

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