giovedì 9 febbraio 2012

UNA SIGARETTA ACCESA - EPISODIO N. 8 -


Passò del tempo, un certo tempo, diciamo pure qualche mese. E Veronica, nel frattempo, continuava a meditare una possibile strategia per uscire da quell’odiosa impasse della sua vita. Se era vero che si era rassegnata alla morte di Lorenzo era però altrettanto vero che ora si sentiva come ‘sprecata’ in ogni suo gesto. Al lavoro si era impegnata ancora di più, in un primo tempo pensò che le sarebbe servito per anestetizzare il dolore, ma ben presto scoprì che non era abbastanza. A cosa serviva guadagnare e incasinarsi la vita per un futuro che per lei era solo nebbia, senza profondità, senza prospettive?

 Un giorno, passeggiando per il centro cittadino, il suo sguardo andò letteralmente a sbattere addosso ad un cartellone che proponeva l’iscrizione ad un corso di primo livello infermieristico. La proposta le sembrò da subito interessante, e trovare qualcosa di interessante era diventato qualcosa di veramente raro, per lei, da quando Lorenzo non c’era più. Compose immediatamente il numero indicato per le iscrizioni e una voce femminile le rispose con garbo dandole le prime, fondamentali notizie sull’argomento. L’indomani sera si presentò e, spinta da una strana forza interiore, dopo aver partecipato alla serata introduttiva, si iscrisse. Non si pose nessuna domanda. Chiese un minimo di informazioni su tempi e modalità di frequenza, sul risultato che si sarebbe ottenuto e, già a partire dalla seconda serata, pagò puntualmente la rata d’iscrizione.

Il corso infermieristico e lo studio che necessitava per seguirlo le occuparono gran parte delle serate di quell’inverno. Almeno si infilava in testa dei dati e tentava di scacciare il pensiero della tenerezza, della voce e del corpo di Lorenzo, che le mancavano dolorosamente nonostante i giorni accumulati dalla sua scomparsa continuassero ad accumularsi come neve pesante e silenziosa che andava sempre di più ad affossare e celare il suo cuore di donna.

C’era un tipo che l’aveva notata al corso. Un giovane uomo, anche carino, col quale aveva scambiato qualche sorriso e qualche espressione stranita e curiosa specie quando certe spiegazioni erano un po’ troppo caotiche. Così, giusto per, come si fa tra due adolescenti. Fuori dall’aula avevano scambiato qualche battuta ed anzi, lui, Michele, le aveva anche chiesto se per caso voleva, di studiare assieme. Alla sua età Veronica sapeva benissimo che un tale invito era l’ovvio preludio per qualcosa di ben diverso. Tutte le volte che Michele tornava a farle la stessa proposta, lei si limitava a sorridere e continuava a dire “Vedremo”. Questo, almeno, finché si arrivò a fine corso. C’era da studiare sul serio e Veronica, a quel punto, si disse che forse valeva la pena di accettare quell’invito. Poi, per il resto, non sentiva voglia di nulla, e nulla sarebbe successo, dunque, perché avere paura di affrontare una situazione tutto sommato, così banale? 

Fissarono l’appuntamento per un pomeriggio, sul tardi. Fu Veronica ad offrirsi  di andare da lui.  Si fece dare l’indirizzo e così, dopo aver preso libri, dispense, appunti, carta e penna e dopo aver chiesto il permesso per un’uscita anticipata dal lavoro, alle sei di una ventosa serata di marzo si trovò a bussare alla porta di un piccolo condominio della prima periferia cittadina.

Suonò un paio di volte al campanello d’entrata. Dopo aver atteso qualche secondo, guardò l’orologio, pensando di essersi sbagliata, ma nel frattempo Michele, sorridente, le aprì la porta e la fece accomodare in uno studiolo. Veronica si tolse l’impermeabile e appoggiò borsa e libri sulla piccola scrivania.

“ Vuoi un thè?” le chiese Michele visibilmente impacciato.

“Si grazie, non mi piace particolarmente, ma con tutto il vento che mi sono beccata fuori oggi ne prendo volentieri una tazza!”

“Ok, te lo preparo subito. Intanto, se vuoi, puoi pure dare un’occhiata intorno. Questo è il mio regno. Ne sono orgoglioso!”

Mentre Michele armeggiava in cucina, Veronica, a braccia conserte e con passi piccoli e leggeri, cominciò a gironzolare per casa.


4 commenti:

  1. C'è una leggerezza strana, talvolta, nell'inizio di cose che poi divengono importantissime... mi auguro questo per la protagonista della tua storia.
    p.s. un piccolo refuso Lorenz(a) nella 3° riga del secondo paragrafo. Un bacione ventoso e gelato!

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  2. Paola carissima, sai che a me piace giocare con quello che il mio lettore può immaginare e poi, chissà, mi diverte lasciarlo come sospeso. Ma a dire il vero io non ho inventato un bel nulla; la vita di ognuno é così, se ci pensi e tu, anzi, come me, lo sai benissimo.
    Thks per aver notato il refuso...vado a sistemare. Abbraccione e felice domenica

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  3. Non riesce a uscirne, ce l'ha sempre davanti e la neve si accumula, diventa ghiaccio. Anche la ricerca di uno svago che porti a studiare da infermiera come se Lorenzo fosse ancora vivo e ne avesse bisogno. E le meline con il compagno di studi, vorrei ma non posso troppo fresca la ferita. Mi piacerebbe navigare in mare aperto senza limiti e senza orizzonti che inquinino il paesaggio ma il mare è sempre in burrasca e non ti permette di navigare. D'altro canto il mare non può essere sempre piatto e la rotta sempre quella anche se si preferirebbe un'altra, è ancora nel limbo: prima o dopo deve decidersi.

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