sabato 16 giugno 2012

UOMINI & DONNE

Gran bella immagine, vero? Quanti di noi vorrebbero tenerne una simile sulla scrivania oppure nell'angolo più chic di casa propria? La felicità nei sentimenti é l'elemento più volubile che io conosca, eppure approvo con tutto il cuore coloro che l'hanno fissata in un'immagine e la tengono in bella mostra..perché si, la felicità va anche esibita. Non per creare invidia, ma perché é qualcosa di talmente bello, raro e prezioso che é giusto provare a fissarla in qualche modo, ed é anche qualcosa che bisognerebbe tentare, con tutte le nostre forze, di non lasciar fuggire via. Bisogna curarla, bisogna averne rispetto, so che costa fatica a volte, ma é doveroso: peccato che non siano in molti a pensarla come me, e credo che questo sia alla base del crollo di ogni relazione. Poi, da qui, a cascata, segue tutta una serie di problematiche nelle quali chi più, chi meno, chi mai, chi forse, chi sempre..ma siamo tutti coinvolti!
 Spesso controllo le statistiche del mio blog e vi posso confermare che il mio post più letto in assoluto é quello dal titolo INFIDELITY; con 714 passaggi di lettura é saldamente al primo posto, seguita dall'articolo su Felicetto Maniero, dal titolo EL TOSO, che però si é limitato a raccogliere solo 222 passaggi (i dati sono di oggi).
C'é poco da fare, possiamo lavorare tutto il giorno, possiamo dare retta a chissà quanti problemi e quante persone in ogni momento della nostra giornata, ma, quando bene o male ci tocca di andare a dormire come tutte le creature di questa terra, credo sia inevitabile un pensiero alla nostra vita affettiva. E questo specie in quel momento in cui, oltre al riposo, dovremmo sentirci rassicurati e tranquilli, così come al nostro risveglio, altro momento cruciale, nel quale abbiamo la necessità di raccogliere le proprie forze per ripartire. La persona che abbiamo al nostro fianco ci ama? E noi, la amiamo davvero? La cosa ci tocca oppure tutte le volte continuiamo a posticipare la domanda perché é troppo difficile rispondere? E se invece siamo soli, perché siamo soli? C'é un vero motivo? Ci sono colpe da ammettere o paure da allontanare?
Ognuno vedrà, secondo il suo caso, quale é veramente la situazione. Io so solo che, per quanto mi riguarda, senza darsi certe risposte, si vive male. E so anche che, senza avere il coraggio di andare a fondo nei nostri problemi più intimi, si finisce per arrancare, atteggiarsi, riducendosi ad essere non tanto noi ma una stupida parvenza di noi stessi. Un essere minacciato, debole, insicuro che continua ad andare avanti in questo modo perché convinto che le cose un giorno cambieranno da sole oppure,  che nulla mai più potrà cambiare, oppure, terza ipotesi, forse la peggiore, perché convinto che in realtà non c'é nulla di strano e che perciò é tutto perfettamente normale e che certe strane idee sono solo idiozie di chi ha troppo tempo per pensare.
Come sempre, la realtà non si può cambiare, ma possiamo cambiare il nostro punto di vista ed é questo credetemi, che in tanti casi ci può salvare; il punto di vista non é solo lo scorcio magico in cui l'artista ricava qualcosa di strabiliante, é anche, tante volte, la nostra sola possibilità di rivincita sulle difficoltà dell'esistenza...

5 commenti:

  1. Hai ragione in tutto anche se ci sono, almeno da parte mia, dei doverosi distinguo. Se da un lato è necessario separare la vita quotidiana, il lavoro, dall'affetto e da tutte le sue sfaccettature, è altrettanto vero che per chi, come me , ormai ha passato più di vent'anni senza nessuno accanto, c'è poco da atteggiarsi con comportamenti che vogliono nascondere la realtà. Alla disperazione iniziale, è subentrata la rassegnazione e la consapevolezza di avere sbagliato tutto, quindi la necessità di rivolgere altrove i propri affetti. A me che per un lungo periodo mi sono state negate le figlie, l'averle ritrovate è stata come toccare il cielo con un dito; sentirmi chiamare "papà", una soddisfazione impagabile, tutto il resto diventa secondario; la soddisfazione di ritornare a camminare insieme da dove ci eravamo fermati, dare sicurezza quando fanno capire che ne hanno bisogno, aiutarle nella necessità anche se quello che puoi fare è poco ma viene compreso e apprezzato. Ecco sono queste le cose che per me contano veramente, questa è la vera felicità. A volte qualche amico mi chiede se ho mai pensato di risposarmi, gli rispondo che la cosa mi farebbe paura, forse non sarei più in grado di avere un certo tipo di affetto, costruito su falsi piedistalli, stereotipi buoni per chi crede la virilità sinonimo di giovinezza, sicuramente non sarei capace di fare come tanti che cercano una governante o badante come si vuole chiamare. Io penso che una persona di ambedue i sessi, dopo aver sbagliato nella sua vita, abbia bisogno di tranquillità, non tanto materiale, quanto spirituale. In questi casi trovo più conforto in un'amicizia molto stretta, ai limiti dell'intimità che non un'esibizione di forza, perché tale è e che serve solo a tranquillizzare chi si sente osservato, giudicato, soppesato come se fosse un prodotto da super mercato.

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  2. Quello che tu mi racconti é il bilancio della tua vita affettiva, tu l'hai fatto e va bene così, almeno per come la penso io. Ognuno ha le sue storie e i suoi bilanci da fare. Gli ingredienti sono molteplici. Quello che volevo dire era che il fare i conti con i propri sentimenti é qualcosa di doveroso, da fare non dico tutti i giorni ma quasi. Se é tutto bello e sereno, ricordiamoci di godere del momento, se non é così, cerchiamo almeno di capire di capire perché ci é venuto addosso il buio e armiamoci per non soccombere....

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  3. Infatti io ho cercato di non soccombere al buio e credo di esserci riuscito. :-)))

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  4. Buongiorno Annalisa.
    Cosa dirti? Credo che questo sia, in assoluto, uno dei grandi temi che la vita ci propone, e come tale sia quanto di più soggettivo possa essere, per storie, idee, sensazioni, o vissuto. Non mi meraviglio che possa essere molto letto: in tanti cerchiamo in rete una sorta di "istruzioni per l'uso", od anche solo trovare esperienze altrui che assomiglino un po' alle nostre per sentirci meno "bestie rare". Se poi si trovano commenti come quello di Checcus, che mette in piazza il proprio vissuto senza retorica, ma con la sincerità propria di chi è sopravvissuto ad una guerra, allora la lettura è intensa come può esserlo solo il racconto di chi ci è passato sulla propria pelle. Mi piace moltio la tua ultima frase, è un invito alla speranza impossibile da ignorare per chiunque, qualunque sia il momento che sta passando. Chapeau!

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  5. Quello che non capisco, ma che succede a quasi tutti (me compresa, ma io 'agisco' in modo traverso in questo settore, infilandomi spesso in molti dei miei personaggi per 'liberare' il mio vissuto) é perché e come mai ci si vergogni di dire cosa capita, tanto il nick assicura l'anonimato e, una volta che si 'vomitano' i propri rospi, in qualche modo ci si sente più sollevati. Se c'é un atteggiamento che é lontano 1000 anni luce dal mio modo di pensare é quello di 'mi stupisco di quello che sento'. Io non mi stupisco di nulla, cerco di capire e non di incolpare. Non ci si deve vergognare, soprattutto di aver vissuto una storia andata male...quante ce ne sono a questo mondo? Quanti e quali sono le reazioni? Una miriade! Di chi é la colpa? E perché dovrei giudicare io? E' così difficile...si può dare un parere, la colpa no; nelle vite degli altri noi non ci siamo e mai sapremo fino in fondo cose che nemmeno noi stessi sappiamo di noi...e poi c'é la speranza, che é doverosa, per vivere con un minimo di dignità.

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