domenica 24 giugno 2012

MR. PRESIDENT

In questi ultimi tempi ho assistito, casualmente, a ben tre trasmissioni dedicate ai Kennedy. Il primo era un film, un altro era un reportage giornalistico basato su molte sequenze video ricavate da archivi storici della stessa famiglia, il terzo era invece basato su una serie di nastri registrati da Jackie che, per 8 ore e mezza, ha parlato di sé, della sua relazione con JFK e di tutto il contesto storico nel quale entrambi sono stati inseriti negli anni nei quali si erano conosciuti e, poi, avevano vissuto insieme da marito e moglie fino alla morte di lui.
Io, come sapete, amo parlare dell'aspetto umano dei personaggi. La politica mi interessa molto meno, perché la ritengo comunque marginale rispetto agli eventi che ognuno vive nel suo stretto ambito personale. Ebbene, ho apprezzato moltissimo il film perché ha dato del famoso presidente lo stesso 'taglio' che avrei dato io: niente euforia, niente mania di celebrazione, solo il tentativo di ricostruire un uomo e la sua vita. Nel primo reportage ho invece capito molto circa il difficile e pesante rapporto che il padre di JFK ebbe con tutti i suoi figli. Ambizioso oltre ogni limite, aveva puntato sul suo cavallo migliore, JFK, per l'appunto, praticamente spingendolo con ogni mezzo (era ricchissimo e aveva una notevole serie di conoscenze, essendo stato ambasciatore americano a Londra) alla futura carriera da presidente. Inoltre, vi si puntualizzava anche la passione/debolezza tipica di JFK di distrarsi con qualche donna specie nei momenti cruciali della sua vita politica, tanto che fu redarguito dai capi della CIA per non essere sufficientemente attento ad evitare scandali in questo contesto. Nell'ultimo reportage, quello ricavato dalla testimonianza di Jackie, ne esce invece un uomo dal carattere, consentitemi la definizione, 'piacevolmente maschile'. Lei sorvola con abilità sul fatto delle altre donne, ma, credo che quello che ha avuto dal rapporto con quest'uomo sia stato comunque così grande e importante, in tutti i sensi, che certe 'cosucce' non la toccavano più di tanto. E' sempre stata una donna tanto intelligente che ha saputo dare il giusto peso alle circostanze e agli eventi. Hillary Clinton, dopo di lei ha fatto lo stesso. E poi ne emerge la figura di un JFK padre dolcissimo, che trovava tempo (ma se lo trovava lui perché molti altri che hanno lavori più banali non lo trovano?) di giocare con i propri figli. La loro famiglia, una volta entrata alla Casa Bianca, sgretolò le regole antiquate e indifferenti che vigevano prima e trasformò quel luogo nella loro casa, coi bambini che nuotavano nella fontana del giardino oppure andavano a giocare sotto la scrivania di papà. Propaganda si dirà...questo però non lo credo, all'epoca  si era ancora lontani da certi modi di pensare. Lo so ben io che, avendo più o meno gli anni dei figli del presidente, ho vissuto in tuttaltra situazione, e così tutti i miei coetanei. Jakie, nonostante la vastissima cultura, ha anche parlato della sua paura di non essere all'altezza del compito che le era stato assegnato, ha detto del marito che si era messo a piangere una volta rientrato a casa dopo l'episodio della Baia dei Porci perché era stato un fallimento politico e ci avevano rimesso la vita di numerose persone. Ha anche raccontato che una volta gli aveva fatto una domanda sulla questione Vietnam ma il marito le aveva chiesto di tralasciare la cosa 'perché ne aveva parlato tutto il giorno e ne aveva la testa piena'. Mi risulta che certi mariti rispondano in tono ben più seccato quando la moglie cerca di introdursi nelle loro questioni di lavoro...Ha anche detto di un fascicolo 'top secret' che lui le consegnò e del quale voleva la sua opinione, ma che lei non lesse perché poco dopo lui morì per cui non ne fece più nulla.
JFK un presidente? Io direi piuttosto un uomo che ha cercato di fare del suo meglio quando si é trovato a fare il presidente, e comunque un uomo vero, che aveva anche il coraggio di riflettere quando sbagliava, di piangere quando non c'era più nulla da fare e che riusciva anche a trovare il tempo per vivere con i suoi affetti più cari, nonostante tutto e tutti.   
P.S.: io avevo solo 4 anni quando successe l'assassinio di Dallas, ma ricordo perfettamente che ebbi l'impressione che fosse successo qualcosa di molto brutto, come se il cielo si fosse appesantito e tutto fosse diventato più buio, più difficile, come uno di quei temporali d'estate che appaiono all'improvviso e non sai cosa fare se non aspettare che si sfoghi e passi...sperando che ti lasci indenne. 

3 commenti:

  1. Parlare dei Kennedy e, in particolar modo di JFK, vuol dire tornare a ri-scrivere tutto quello che è già stato scritto. Lo so che guardare il lato umano di una persona è molto più gratificante che non dal punto di vista politico ma quando quest'ultima, suo malgrado è costretta a responsabilità enormi, a volte la separazione delle due cose diventa più difficile. Sottolinearne gli aspetti biografici per farlo diventare o dimostrare che è una persona umana, a volte sconfina con l'assurdo. JFK, ha avuto delle responsabilità eccezionali, proprio perché alla guida della prima potenza mondiale. Ha dovuto scalare la scena politica perché così aveva deciso la famiglia che voleva potere per incrementare i loro già pingui guadagni, era un sogno che poteva trasformare il mondo ma che così non è stato, ovvero ha prevalso la vecchia regola americana, del: "puoi fare tutto quello che vuoi basta che non ti permetti di uscire dal seminato di quelle regole, non scritte ma ben conosciute da chi detiene il potere per cui la bandiera della democrazia deve rimanere tale. (Obama ne è un altro classico esempio). Purtroppo, per lui, è vissuto in un momento di forti tensioni sociali, interne all'America stessa e di crisi politiche internazionali, permeate di ideologie che hanno lasciato il segno. Di Jackie non entro nel merito, donna più ambiziosa che intelligente, lo dimostra il fatto che passato un certo periodo di solitudine di emarginazione dal Jet-set internazionale, pensò di convolare a giuste nozze con il vecchio Aristotele che gli garantiva lusso, prestigio e bella vita. Sicuramente JFK viveva anche intensamente le sue decisioni politiche interne e internazionali ma chi non lo ha fatto tra i grandi della terra o tra i potenti, meglio ancora. Lui, le ha vissute in modo molto più umano di altri, siano essi stati dittatori o presidenti costretti dalle regole del caro Macchiavelli. Se vogliamo guardare ai vari potenti del 900, come non menzionare a parte Hitler che era un caso a se, Stalin affettuosissimo con i nipotini e feroce con gli altri esseri umani che lo disturbavano. Ho appena finito di guardare per televisione:"The Queen" su RAI3 Film imperniato più che sulla figura della Regina d'Inghilterra, sulla settimana vissuta dalla famiglia Reale alla morte di Diana. Il suo negare, a tutti i costi, gli omaggi, se non regali, almeno di stato nei confronti della nuora depennata dal libro mastro della famiglia reale. Il suo ostinarsi a non volere tornare a Londra dalla residenza di Balmoral, per rendere omaggio alla salma della principessa fino al paradosso volutamente sottolineato dal regista, dell'omaggio alla carcassa di un cervo abbattuto e da lei precedentemente incontrato nella foresta e che aveva cercato di salvare dai cacciatori. Anima pia e animalista si direbbe ma anche con poca sensibilità nei confronti della madre dei suoi nipoti. Ma anche questo faceva parte e fa parte, del lato umano di ogni individuo, obbedire sempre ai suoi istinti primordiali, sperando che non sconfinino nel cattivo gusto o nella crudeltà.

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    1. Siamo tutti uomini e,chi più, chi meno, abbiamo una pesante sequela di difetti che ci accompagnano. Difetti che la vita pubblica enfatizza al massimo. Ti rispondo con le parole di una mia poesia...e qui sta la mia teoria circa quale sarà il metro per giudicarci....Da:

      ED E' GIA' SERA

      ...altro non ci rimane
      se non il pensiero di Te
      e l'Amore che abbiamo dato e che ci é stato dato
      unico dolce peso col quale ti raggiungeremo...

      e per il resto questo mio post é una mia supposizione, molto poco politica, unicamente dettato da quello che sento quando vedo e scruto certe immagini e quando rimango colpita dalle parole, da certe parole..

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  2. Io magari essendomi interessato in maggior misura di te della vita pubblica-politica, vedo le cose con occhi diversi. Certo tutti abbiamo dei difetti, nessuno ne è immune, neanche il Papa ma proprio per questo un uomo che ha assunto cariche pubbliche deve fare uno sforzo maggiore per essere al di sopra degli altri in tutti i sensi. Logico che quando chiude la porta del suo "lavoro", chi gli è vicino tiene conto solo della sua dolcezza e dei suoi sentimenti, tutto il resto non esiste. Sotto questo profilo i versi che hai scritto sono mirabili per la loro sensibilità. :-))))

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