venerdì 21 settembre 2012

NO GLOBAL

I no global non mi stanno simpatici, li ritengo degli anarchici con poche idee per la testa e, quelle poche, solo distruttive e poco edificanti, in tutti i sensi. Però dentro dentro, per certi versi, sono anche io NO GLOBAL...l'ho scoperto ieri, per caso. Stavo aspettando che il semaforo diventasse verde e, come al solito, mi stavo perdendo nelle mie idee guardandomi in giro. Ero in una strada che costeggia l'argine del fiume Brenta. La giornata era una di quelle splendide e preziose che Settembre ci regala come ultimo spiraglio dell'estate..si, proprio l'estate che fu e che nemmeno ci siamo accorti che se ne sia andata, da quanto ha fatto presto a togliersi di mezzo, quasi fosse scalza, muta, desiderosa solo di allontanarsi da posti che non sentiva più suoi....ebbene, mentre mi guardavo intorno ho visto passeggiare lungo l'argine tre ragazze indiane, col loro tipico abito coloratissimo. Mi é anche venuto subito in mente che  negli ultimi anni ho notato che passando per Stra, un paese limitrofo rispetto a quello dove ho vissuto per tanti anni e dove ancora vivono i miei, la vecchia 'sagra d'ottobre', prima ritrovo di tanta gente 'nostrana' ora era invece frequentata da una gran quantità di indiani.
Lo so, faccio parte io stessa di una generazione che non tollera, se non con grande difficoltà, che i propri figli vadano in fabbrica e così, a poco a poco, le nostre fabbriche si sono riempite di questa gente venuta da altri paesi. Ora sono i nostri paesi che pullulano di queste persone e noi, come gli antichi romani che pigramente vedevano sgretolarsi il loro impero senza riuscire a fermare il processo che si era innescato, ci ritroviamo ad arrabattarci con la crisi e con quest'orda di nuovi barbari che piano piano ci stanno invadendo. Non é retorica e non é politica, é la semplice lettura della realtà di questi ultimi vent'anni. E' tutto da riscrivere, tutto da rivedere e riconsiderare. In America la storia ha lavorato così da secoli, per noi invece é ancora qualcosa di cui non ci stiamo rendendo conto. Io però, se penso che cinquant'anni fa su quelle rive avrei potuto incontrare mia mamma che passeggiava con mio fratello da piccolo, oppure se penso che, trent'anni fa, potevo esserci io che facevo compagnia al fidanzato che pescava..non so..mi sento smarrita...spero solo che non si vada verso una chiusura, una sorta di vita vissuta a metà, senza la forza che ti danno le radici, ben curate, di una tradizione vecchia di secoli che tuttavia non deve morire e non deve arroccarsi sui propri polverosi allori..semplicemente, si deve trasformare, come ogni essere che desidera continuare a vivere...

3 commenti:

  1. Ti avevo fatto un bel commento ma non so perché il computer se l'è mangiato. Comunque quello che voglio dire è che non vedo il nesso il nesso tra "No global" e le indiane che camminano per strada. Da una parte abbiamo dei pazzi scatenati che credono nella distruzione totale come forma di credo politico, dall'altra delle persone che sono venute via dal loro paese in cerca di lavoro(lo abbiamo fatto anche noi italiani per tanti anni nel secolo scorso). Sotto un certo punto di vista, i no global qualche ragione ce l'hanno visto che ormai pochi uomini al mondo, controllano ricchezze, risorse, anche vitali, con il solo scopo di accumulare potere, denaro (cosa ne faranno quando non ci sarà più niente da mangiare o mancherà l'acqua, destinata a diventare un bene prezioso come il petrolio, non è dato sapere). Cosa completamente diversa dagli anarchici idealisti, che seguono una loro personale filosofia e stile di vita, discutibile finché si vuole ma innocua. Per quanto concerne le vecchie tradizioni che stanno scomparendo, probabilmente è successo lo stesso cento anni fa, con la scomparsa di modi di vivere, di mangiare, e di vestirsi, è la vita. Ovvio che anche l'operaio vuole il figlio dottore e di conseguenza certe tradizioni scompaiono perché snobbate dai giovani o muoiono con i padri. Secondo me dovremmo stabilire dei principi molto fermi e decisi nei confronti di chi viene immigrato nel nostro paese in modo da fargli capire che ferme restando le sue tradizioni, è entrato in una società diversa dalla sua e ne deve osservare le leggi. Quindi niente bambine bastonate o seviziate perché vogliono comportarsi come le loro coetanee con cui vanno a scuola in Italia, e tante altre amenità che sono dure da cancellare(D'altro canto non è che in Sicilia o altri luoghi del meridione, certe tradizioni siano morte e sepolte da secoli). E', comunque, la globalizzazione che ci ha preso la mano senza che ce ne accorgessimo; in un secolo la tecnologia è cresciuta in modo esponenziale con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. Se poi ci aggiungiamo le guerre che si scatenano in ogni angolo del mondo, per fanatismi religiosi, controllo della produzione di stupefacenti o altro, ci ritroveremo con sempre più gente in casa. Ma se osservi bene non troverai o ne troverai pochi, di giovani che vogliono salvaguardare le tradizioni, preferiscono ascoltare l'imbonitore di turno che con il suo razzismo spicciolo, perpetua la guerra tra poveri.

    RispondiElimina
  2. Nella mia testa, tra no global e anarchici c'é poca differenza, è gente che vuole estirpare senza saper creare nulla in cambio. Io sono come loro nel senso che vedo avanzare la 'globalizzazione umana' e la faccenda, anche se so che é irreversibile, un po' mi dà noia. Tuttavia non la voglio distruggere, mi resta comunque la nostalgia di tempi che non tornano più. Credo che a 50 suonati sia più che normale...il pomodoro quadrato é più facile da imballare e trasportare, ma mi dà l'idea che non sia buono come quello, irregolare, che nasce nell'orto di casa. Le indianine sono tanto carine, ma io lo vedo stonate se passano sull'argine del Brenta...continuo a immaginarle con tigri e foreste e magari Sandokan sullo sfondo....le indiane che cammnano sull'argine del Brenta sono come il pomodoro quadrato, cioé 'fuori luogo'..tutto lì. Ci abitueremo, questo si...in effetti anche quando ci stavamo imbarcando per 'riviera Fiorita', ho visto molti di loro...credo che anche per loro ci sia certamente una sofferenza nell'essere lontani dai propri luoghi di origine, ma col reciproco RISPETTO, tutto può andar bene, credo sia l'unica soluzione possibile! Ciao Checcus!

    RispondiElimina
  3. Io ho fatto un'analisi un po' più "politica" se mi passi il termine e, in ogni caso, se le indiane ma potrebbero essere marocchine, africane o altro, avessero avuto la possibilità di restare e vivere nei loro paesi sarebbero sicuramente più felici. C'è un vizio di fondo che si fatica a comprendere; quando una multinazionale( petrolio, diamanti, rame, oro, ferro o altro), sbarca in quei posti, la prima e unica cosa che fa è di sfruttare al massimo tutto quello che c'è da sfruttare, magari mettendosi d'accordo con il signorotto di turno. La popolazione, purtroppo, è costretta a subire senza avere niente in cambio dalla modifica del loro habitat, quindi è costretta, chi può permetterselo ovviamente, a fuggire e dove arrivano? Tutti qui visto che abbiamo 7000 Km. di coste. Non si risolve il problema a monte obbligando le multinazionali a dare qualcosa in cambio dello sfruttamento: scuole, ospedali, nuovo lavoro(non retribuito come gli schiavi), e nell'altro versante gli ineffabili partner Europei, ci dicono sono sbarcati da voi e ve li tenete, vedi cosa è successo l'anno scorso con la Francia e altro. Poi tu hai fatto un'analisi personale che condivido appieno, a nessuno piace il pomodoro quadrato ma se da domani nei supermercati sparisce quello tondo, nel giro di un mese tutti mangerebbero quello quadrato, lodandone le virtù terapeutiche. Ovvero quanto siamo, tutti noi, responsabili di certe scelte? Perché le accettiamo passivamente? Quando è scoppiato il caos con gli OGM o le verdure piene di pesticidi , hanno "creato" l'agricoltura biologica e, puntuali, ne hanno beccato un sacco che mettevano l'etichetta su quella di tutti i giorni. A volte siamo talmente tranquillizzati dai soldi che ci danno la possibilità di acquistare cibo o altre cose senza problemi, che dimentichiamo di guardare, capire, informarci, da dove provengono e quindi agire di conseguenza. Io personalmente di anni ne ho una decina più di te ma magari faccio 4 botteghe se so che in quei posti trovo quello che mi sembra più sano e genuino; altri vanno al supermercato e riempiono il carrello perché così fan tutti.

    RispondiElimina