Finito...per me va bene così....dialogo pronto per il reading del 4.10.14
MaRiLyN & MuM
DIALOGO A DUE VOCI TRA
MARILYN E LA MADRE
E’ il 1 giugno 1926 quando Norma Jean viene al mondo. La madre, Gladys, ha
appena 24 anni, è graziosa anche se di una bellezza un po' spigolosa, fa lunghi
turni in un laboratorio di montaggio di pellicole per mantenersi e nel tempo
libero desidera divertirsi.
La piccola nasce da una relazione della madre con un collega di lavoro
mentre il suo secondo matrimonio, durato appena un anno, è già agli sgoccioli.
Il primo matrimonio di Gladys,
iniziato quando aveva solo 16 anni, si era concluso nel 22 a causa delle
pesanti percosse del marito, dal quale aveva avuto due figli di cui uno morirà
a soli 13 anni per malattia.
Quando la piccola Norma nasce Gladys è da sola.
In accordo con sua madre, una donna con disturbi mentali, Gladys affida Norma Jeane, quando non ha ancora un mese di vita, ai coniugi Albert e Ida Bolender, per 5 dollari la settimana.
In accordo con sua madre, una donna con disturbi mentali, Gladys affida Norma Jeane, quando non ha ancora un mese di vita, ai coniugi Albert e Ida Bolender, per 5 dollari la settimana.
In seguito, Gladys riuscirà ad abitare con la piccola Norma solo per un
breve periodo, quando questa avrà circa 8 anni. Nel giro di poco, sommersa di
debiti e prostrata dai lutti di famiglia, la madre di quella che diventerà una
delle più fulgide stelle di Holliwood passerà la sua vita in ospedale
psichiatrico. Sopravviverà alla figlia che durante la sua breve ma
significativa carriera si era premunita di lasciarle il denaro necessario per
il suo mantenimento……
Mamma, ma cos’è quello strano mestiere che fai?
Guardo le vite degli altri, le taglio e poi le ricucio insieme.
E dimmi, è divertente guardare le vite degli altri?
E’ divertente piccola. Mi sembra di essere io la padrona di queste vite.
Si, dai, scusami, forse ti ho fatto la domanda sbagliata…
Perché?
Perché se sei stata per tanto tempo lontana da me è ovvio che questo tuo
lavoro ti ‘prendeva’ molto…
Piccola, dovevo anche trovare il denaro per poterti mantenere. E poi, si,
il lavoro mi piaceva parecchio, le ore mi passavano in fretta e a volte mi
sentivo così stanca che non avevo nemmeno voglia di tornare a casa. Se riuscivo
a passare dal bar di Lizzy almeno mi distraevo un po’…..Non è poi così facile,
credimi, prendersi cura di un bimbo quando si torna a casa dopo ore e ore di
lavoro….
E mio padre?
Cosa c’entra ora tuo padre….Lo sai, ne abbiamo parlato tante volte… è un
argomento che non mi piace affrontare, e poi, non c’è un gran che da dire.
Anzi, se proprio vuoi saperlo, ti ho già detto tutto..ma perché ti ostini così
tanto?
Parlamene ancora, ti prego…dimmi del colore dei capelli, degli occhi, di
come gli piaceva vestire…usava un profumo in particolare? Qual’era il suo?
Perché? Ma perché mai dovrei risponderti ancora? Mi sembra di stare a
parlare con una bambina, non con una donna e soprattutto non con quella
splendida donna che sei diventata…Norma, piccola mia, quell’uomo ci ha
lasciate, entrambe! E poi è successo tanto, tanto tempo fa…
Perché … perché non riesco ancora a farmene una ragione … io non l’ho
nemmeno conosciuto eppure credimi … sento che potrei volergli bene lo stesso.
Già, vero, la ‘ragione’ è una parola che ha gran poco a che fare con i sentimenti…
Talvolta noi donne ragioniamo davvero troppo … ragioni e ragioni e pensi
che quell’uomo sia adatto a te … e poi, invece. Pensa, a me hanno appioppato il
primo marito proprio perché era ragionevole che mi sposassi…povero Jimmy..non
posso proprio dire che siamo stati felici. Per fortuna poco dopo lui è andato
nell’esercito e io a cucire paracaduti…
Avevi solo
16 anni….lo sai anche tu, è stato fatto tutto semplicemente per non ricacciarti
in un orfanatrofio
Non è stato il modo migliore per cominciare ad avere a che fare con un uomo!
Che ne sapevo io di quello che deve fare una moglie? Ero ancora una ragazzina!
Non avevo voglia di rassettare la casa, di cucinare, di stirare e poi,
soprattutto, la sera, non avevo voglia di andarci a letto. In quel momento
della mia vita quella cosa lì non mi interessava poi così tanto, anzi…ti
assicuro che ne avrei fatto volentieri a meno!
Credo di
riuscire a capirti solo adesso. Non deve essere stato facile, un po’ come me.
Anch’io mi ero sposata a 16 anni ed è stato uno sbaglio, un’enorme sbaglio..
Avrei preferito cento volte, che ne
so … ascoltare della musica, studiare,
andare a spasso o al cinema con le amiche..avrei preferito ridere, almeno ogni
tanto, senza sentirmi in colpa perché non mi riusciva facile fare quello che
gli altri si aspettavano da me…
In molte delle pellicole che tagliavo e cucivo c’era sempre un bel finale.
Mi piacevano i bei finali! Ad un certo punto mi sono accorta che la mia vita
fuori da quello studio era così schifosa che ho cominciato a confondere,
volutamente, le storie di celluloide con tutto quello che invece mi succedeva
veramente.
Non pensavi a me?
Certo, ci sono stati dei momenti nei quali ho creduto di vederti nei
fotogrammi che scorrevano tra le mie mani…
Era come se vedessi il mio futuro…
Chissà, forse era proprio così.
Tante volte tu entravi nei miei pensieri, ma poi anche uscivi, da quei
pensieri. Credimi, era tutto troppo complicato … tutti i giorni era tutto
troppo complicato, finché una volta sono riuscita a fare qualcosa. Finalmente
ero riuscita a fare qualcosa: avevo raggranellato dei soldi, avevo finalmente
una casa tutta mia! Non mi sembrava vero. Ero felice come non lo ero mai stata!
Una casa, finalmente, per noi due…
Si, si, si, finalmente un posto solo per noi, lontano dagli altri…
Lontano dalle minestre che non mi piacevano, lontano dagli orari del bagno
da rispettare, lontano da quegli abbracci così freddi, ricevuti per forza, così
tante volte…come se farmi del bene fosse una medicina per l’anima altrui, ma
io, in realtà, ho sempre sentito di contare ben poco…
E il pianoforte? Ti ricordi quello splendido pianoforte? L’avevo comperato
proprio per te, ohhh si, la mia casa doveva essere una casa perfetta per la mia
piccola.
Ed è stata perfetta, credimi, mamma, per quel poco tempo che è stata
nostra, quella casa, con quel pianoforte bianco, così lucido, con quel suono
così limpido. Sapessi quante volte ho immaginato anche io di poter avere un
papà come tutte le altre bambine. Un papà che mi tenesse sulle ginocchia e mi
insegnasse a suonare proprio quel pianoforte. Mi sarebbe piaciuto cantare e
suonare insieme, il giorno del Ringraziamento, a Natale, o semplicemente anche
la domenica o in qualche sera d’autunno… avremmo cantato per te, io e il papà!
Ahhhh, ancora con quest’uomo!
Lascialo perdere, Norma. Noi donne dividiamo per bene i sentimenti, il
sesso, l’amore, così come dividiamo i calzini bianchi dai maglioni di lana e
dalle sottovesti di seta prima di metterli in lavatrice. Ma gli uomini non
amano lambiccarsi il cervello con tutte queste stupidaggini. Non c’è stato
nulla di così profondo tra me e lui, avrei dovuto capirlo e non lasciarmi
andare, e invece…Io gli piacevo, lui mi piaceva, ci siamo fatti qualche sana
scopata e basta, punto!
E io?
E tu sei stata quello che si dice ‘il frutto di una breve, intensa passione’.
Nulla di nuovo se proprio vuoi saperlo. In tanti sono venuti al mondo a causa
di questa piccola banalità … mi stupisco che tu ora me lo chieda, dopo la vita
che hai vissuto tu stessa.
Un sentimento non è mai banale…
Te l’ho detto, a volte lo pensavo anch’io, ma la mia vita mi ha provato il
contrario…
E’ per quello che nessun uomo si è fermato accanto a te?
Si, ma credimi, non avrei mai voluto che per te si ripetesse la stessa
storia…
E’ vero, tutti mi credevano felice e io, invece, ho dovuto andarmene
volutamente dalla vita per attirare su di me, un’ultima volta, quell’attenzione
che non ho mai avuto veramente.
Tante volte è come se mi rivedessi, dall’alto, su quella barella, in quella
mattina di agosto…non riesco nemmeno a riconoscermi. Mi pare di sentire il
rumore metallico delle ruote…una doveva essere mezza rotta perché faceva un
suono diverso dalle altre..tlac, tlac, tlac….sento la voce del barelliere e quella
di un altro uomo, credo un infermiere; sono voci fredde, metalliche come il
suono di quelle quattro piccole ruote…tlac, tlac, tlac…..
Hai detto bene … ‘povera vita’…non ti è nemmeno servito diventare un mito! Quante
volte ti ho guardata in quelle foto con Bob e John Kennedy. Dio mio se eri
splendida, avrebbe potuto innamorarsi di te anche un santo…ma forse mi
confondo, è solo una sequela di fotogrammi quello che mi ricordo di te?
Già, un mito…guarda, guarda laggiù cosa sta ancora succedendo! Mi vedo sui
quaderni delle ragazzine, su spille, braccialetti, collane, magliette…è come e
fossi ancora lì in mezzo a loro eppure sono morta oltre 50 anni fa…La mia bocca
è sempre scarlatta, i capelli biondissimi e sorrido, sorrido sempre….
Potere dell’immagine e dei mezzi che la trasportano. Lo sapevo che la
celluloide aveva un potere incredibile….
Ma perché, secondo te, sta succedendo questo?
Chi muore quando è ancora giovane e bello e tu, lasciatelo dire, eri il mio
capolavoro…è come se fosse un film proiettato per sempre nelle vite altrui…
Dici?
Lasciatelo dire, sono cose che ho imparato proprio appassionandomi a questo
lavoro….
Anch’io mi sono appassionata al mio, davvero! Ho studiato, ho fatto di
tutto per poter far parte del mondo di quelli che contano. Avevo bisogno di
dare un senso ai miei giorni…
E l’hai trovato?
No, non mi pare.
Ho provato, come te, ad amare tanti uomini.
E che cosa ricordi di loro? Cosa ti hanno lasciato?
Jimmy era la semplicità, Jo era la prestanza fisica, di Arthur amavo la
cultura sconfinata…che però non amava trasmettermi…
I fratelli Kennedy?
John…John sarà stato anche il presidente, ma in realtà era un uomo triste
con troppo peso addosso, oberato dall’orgoglio del padre e Bob era un uomo
intelligente e sensibile ma stanco, molto stanco di essere l’ombra del fratello
…dovevo consolarli quando ne avevano bisogno e sparire immediatamente non
appena lo reputavano necessario. Un momento ti facevano sentire onnipotente e
il momento dopo era come se non esistessi più, dovevi sparire dalla faccia
della terra…per non parlare delle mogli che, come puoi ben immaginare, mi
odiavano….
Rifaresti
quello che hai fatto?
Ti riferisci a quel giorno di agosto del ’62? Anzi, alla notte precedente,
quando ho preso tutte quelle pasticche, una dopo l’altra?
Si, certo
Ci ho pensato tante volte ma la risposta è sempre la stessa: SI!
Perché?
Riesci a dirmelo, ora?
Per un motivo molto semplice….se fossi stata amata e se avessi potuto amare
come una donna qualunque desidera, avrei avuto il coraggio di invecchiare…..
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