domenica 27 novembre 2011

UNA SIGARETTA ACCESA...N. 4

4 EPISODIO di un racconto iniziato tempo fa su Splinder...

Quella sera Veronica, dopo tanto tempo, riuscì a mangiare volentieri. Si accorse che non le rimaneva tutto sullo stomaco come succedeva da troppo tempo ormai. Anzi, ad un certo punto dovette dirsi ‘basta’ perché stava facendo avanti e indietro dal frigo in continuazione e l’idea di diventare una palla non le risultava molto piacevole. Avrebbe voluto essere bellissima, sempre, per il suo Lorenzo. Mentre cenava, aveva acceso la TV come al solito e, come al solito, l’aveva ascoltata distrattamente. Sempre le stesse cose. Una noia mortale. Era anche caldo, anzi, era ancora caldo, era la prima settimana di settembre. Quasi tutti ormai erano rientrati in città ma quello era il tempo che lei e Lorenzo avrebbero dovuto avere per loro. Quel giro a Favignana avrebbe dovuto proprio essere fatto in quei giorni e invece, ora, Veronica si trovava perfettamente sola davanti alla TV. Si stava incupendo quando invece, con un veloce zapping e in totale inconsapevolezza  si trovò ad ascoltare una delle sue canzoni preferite, No promises di Bryan Rice. All’improvviso, come colta da uno stato di trance, senza preoccuparsi di riordinare, si alzò da tavola e spostò il tavolino accanto al divano in modo da avere spazio a sufficienza per muoversi sopra il tappeto azzurro mare. Scalza, cominciò a ballare, dapprima soffermandosi a guardare i suoi piedi che, pallidi e con quello smalto fucsia, stavano così bene con il colore del tappeto. Le sarebbe tanto piaciuto aver potuto ballare così di sera, a Favignana, proprio in riva al mare, dove l’acqua è alta poco più di qualche centimetro. Sapeva che lì sarebbe stata tanto felice, che nulla e nessuno le avrebbero impedito di ballare, anche di sera, anche al buio, cosa importava? Non era agli altri che doveva mostrare la sua felicità. Era per se stessa che sentiva la necessità di viverla, per se stessa e per Lorenzo, che meritava di sapere quanto era importante per lei..
Ogni tanto Veronica si fermava a guardarsi allo specchio della sala da pranzo, lungo e stretto, alto circa come lei. La sua figura, magra e sinuosa, vestita di poco, coi capelli mossi e sparsi sulle spalle nude era sensualissima. Sapeva perfettamente cosa avrebbe fatto Lorenzo se fosse stato lì. Si sarebbe alzato dal divano e le avrebbe preso le mani, le avrebbe baciate e poi le avrebbe portate dietro la sua schiena e avrebbe ballato, con lei, stretto, fino a farle sentire il magnifico odore della sua pelle, proprio quello che lei aveva sempre adorato, fin dal primo momento in cui erano stati uno accanto all’altra. Sapeva benissimo come sarebbe andata poi, come in un film visto tante volte, ma che non ci si stanca, mai, di rivedere.  
In quel preciso istante qualcuno suonò alla porta.
“Arrivo..arrivo subito!”
Veronica abbassò immediatamente il volume della musica, si rimise a posto i capelli infilandoli in un elastichino che teneva al polso e si infilò le infradito. Andò ad aprire. Era la vicina.
“Allora Lorenzo sta meglio? Ho sentito un po’ di musica…Tu come stai Veronica?”
“Io? Sto bene grazie…Lorenzo, purtroppo, è sempre allo stesso punto, ma io, non so, stasera mi sento un po’ meglio, non so cosa sia, è per questo che ho messo la musica!”
“Vi auguro tutto il bene del mondo, speriamo che passi. A volte ci sono questi momenti, nessuno li vorrebbe vivere, ma poi passano, credimi che passano! Senti, la vuoi una fetta di torta? L’ho fatta giusto prima, ti tirerà un po’ su, è la mia solita, quella che ti piace tanto, la caprese!”.
“ Oh, grazie infinite!” si apprestò a dire Veronica allungano la mano per prendere il piattino bianco coi fiorellini rosa e il bordo dorato, dove troneggiava una fetta bella larga di dolce di mandorle e cioccolato, la famosa ‘caprese’ per l’appunto, ovvero il celebre cavallo di battaglia di Paola. lei e Paola abitavano porta a porta da quasi tre anni ed erano sempre andate d’accordo, tanto che a volte Veronica non riusciva ad immaginare come potessero essere così incasinati e guasti la maggior parte dei rapporti con i propri vicini.
Dopo una breve serie di convenevoli le due donne si salutarono. Veronica richiuse la porta dietro di sé. Rialzò leggermente il volume della musica e si accoccolò sul divano, con le gambe incrociate, a sbocconcellare con gusto la fetta di caprese. Ne lasciò solo un quadratino per il mattino seguente, per la colazione. Ormai aveva davvero troppo sonno. “Sonno? Che bello!” Pensò. Doveva approfittarne immediatamente. Chiuse le veneziane, lasciando aperte le finestre e salì le scale. Il pacchetto di sigarette rimase tutto solo, tutto chiuso e tutto pieno sul comodino. Non le passò nemmeno per la testa che avrebbe potuto accendersi una sigaretta. Quella sera si sentiva proprio in pace con se stessa e non sentiva nessuna necessità. Dopo pochi minuti si era già addormentata sul suo bel letto, grande e morbido, felice come fosse una bambina pronta a partire per un viaggio che aveva sempre desiderato fare, quasi che ci fosse qualcun altro a guidare e a farla sentire sicura che, prima o poi, sarebbe arrivata a destinazione.


6 commenti:

  1. Se volevi dire che prima o poi finiscono i tempi bui, ci sei riuscita. Non so se in questo seguito, mi ricordo la prima parte, Lorenzo riuscirà a superare il periodo critico e a rimettersi a posto fisicamente, di sicuro Veronica sta ritornando a vivere. Forse ha accettato quanto successo e vuole continuare a stare vicina al suo ragazzo, forse sa che non essendoci più speranza lei non può seppellirsi viva e deve prendere una decisione che in cuor suo ha preso. Come vedi le varianti sono molte e ogni uno le può interpretare come meglio preferisce, una cosa è certa, non soffre più la malattia di Lorenzo, identificandosi in essa; è uscita dal corpo dell'infermiera, vuole vivere, come ancora non lo sa, ha ancora gli artigli sfoderati pronta a evitare che altre ferite si aggiungano alle vecchie ma comincia a vedere un po' di luce in fondo al tunnel. Ha capito che, se, da una parte, è vero che il tempo è la migliore medicina, è altrettanto vero che i migliori medici per la nostra anima, siamo noi stessi, con l'aiuto di chi ci è vicino.

    Hai scritto una gran bella cosa principessa e ne sono contento per te. Ciao checcus.

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  2. Bene bene...vedo che secondo me nella tua vita precedente devi essere stato un analista di chiara fama, caro Checcus, visto che hai individuato tutto il 'sottobosco' di emozioni e sentimenti che stanno sotto a una storia come questa. Per il seguito..nulla dico..mi sta lievitando nella testa comunque e tra non moltissimo tu e i miei affezionati lettori lo troverete qui! Hai scritto un gran bel commento, mio prode Press Agent Rivierasco!

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  3. NO, non ero un analista di chiara fama nella mia vita precedente ma come ho avuto modo di dirti, le tante peripezie mi hanno fatto diventare un po'filosofo, analitico, psicologo e tante altre cose ancora che nella normale vita di routine non s'imparano mai. Adesso ne faccio tesoro e le applico, ti dirò di più, a volte mi riesce facile perché mi identifico subito in certe situazioni che, purtroppo ho dovuto attraversare mio malgrado. Ti auguro la buona notte principessa e buon viaggio per domani, per il resto ti saprò dire quando avrò in mano notizie concrete. :-))))

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  4. Pupi...ma tu scrivi solo la domenica...

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  5. Checcus..é la sofferenza che fa capire tante cose. Ci sono persone sulle quali tutto passa più o meno come si trattasse di pioggia su..un telone cerato da camion (mi é venuta in mente la 'tenda' che il tedesco voleva comperare a voi ragazzi al Lido, visto che aveva resistito durante un fortunale estivo). In altri, tipo te, me o comunque in chi, di solito riesce a estrapolare il suo sé nell'arte, questa 'pioggia' provoca preziose stalattiti e stalagmiti che creano un paesaggio fiabesco e incantato, che noi proviamo ad offrire agli altri, nel caso abbiano il coraggio di avventurarcisi...

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  6. Ufff...non mi chiamo Pupiiiii (anche se é carino come soprannome!!!). Caro anonimo, ho scritto anche dei libricini (sono arrivata a 7), perciò, se hai nostalgia dei miei scritti, provvedi per un acquisto natalizio, così ti faccio compagnia anche durante la settimana. Cercami su BOL, IBS o ALBATROS. E poi ricorda: anche gli scrittori stirano, fanno da mangiare, hanno genitori e figli ecc. ecc.:-))))) Si, lo so che sembriamo esseri lunari, ma solo di testa (stramba!) per il resto i piedi e tutto quanto il resto é saldamente quaggiù...

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