giovedì 1 marzo 2012

IL DOTTOR DELLE ROSE

Il 'Dottor delle Rose' é uno dei circa trenta personaggi che popolano il mio romanzo 'Bucce d'Acino'. Ultimamente ci sono poche cose qui nel mio blog. Mi scuso con chi mi legge ma in questi ultimi tempi sono stata per l'appunto impegnata a rivedere la stesura di questo romanzo (scritto nel 2007) perché desidero affidarlo alle cure di un nuovo editore. E quando la testa é impegnata in un 'mondo', per quanto fantastico, fa fatica a tuffarsi in altri mondi simili, o almeno così succede a me.
Per 'scusarmi' di questa mia assenza, vi lascio un pezzo che riguarda questo simpatico personaggio. L'immagine che ho messo riguarda Venezia perché é proprio lì che questi abita nella seconda e ultima parte che lo riguarda:

"... E fu così, che, qualche giorno dopo, seguendo le indicazioni della madre, Paolo si trovò a bussare alla porta d’un piccolo appartamento veneziano. Sulla porta, un campanellino da casa di bambole attaccato ad una cordicella da tirare e accanto, una targhetta d’ottone con su scritto:

‘Sua ecc.za Signor Ferdinando Semenzato/Dottor delle Rose’

Paolo suonò. Dall’interno si sentì scricchiolare il parquet di legno, probabilmente sotto il peso si una persona corpulenta. In breve tempo la porta si aprì.

“Sono Paolo Ferraboschi!” disse prontamente il giovane.

Un girigogolo di fumo uscì dalla stanza e lo fece tossire.

“Varda che bel toso che te si…go sempre dito che gavevo da sposarla mi, la Nina!”

Paolo rimase esterrefatto, come lo era stata sua madre, e anche la nonna, tutte le poche volte che avevano incontrato il famoso cugino di Rovigo.

In realtà la frase non aveva nulla, in sé, di particolare, ma il modo nel quale fu proferita era alquanto inusuale. Infatti il cugino Ferdinando, l’aveva pronunciata inondando Paolo di una generosa e aromatica sbuffata di fumo proveniente dalla  bella pipa di radica che faceva roteare nella sua mano destra. Il giovane fu quindi invitato a proseguire in cucina. Sul tavolo faceva bella mostra un panciuto fiasco di vino. Con un ulteriore girigogolo di fumo, il cugino Ferdinando fece cenno al giovane, in modo che si accomodasse e si servisse del bicchiere che aveva appena riempito apposta per lui.



In un periodo nel quale era imperante il nero e a malapena erano sopportati i colori tenui e sbiaditi, il cugino Ferdinando osava indossare giacca, pantaloni, panciotto e camicia perfettamente immacolati. Una piccola nuance di nero si poteva trovare solo nella fascia del suo cappello appeso vicino alla porta, nella cintura, nelle bretelle e...nella punta delle scarpe, bicolori, per l’appunto, e cioè bianche, con ‘puntale a Duilio’ nero.

Ripresosi dalla stravagante visione, improvvisamente Paolo si sovvenne di non aver ancora nemmeno salutato.

“Signor Ferdinando…so che è cugino della mamma, ma, posso chiamarla zio? Sa, mi fa un po’ strano…’signor Ferdinando’ mi sembra poco’, ‘cugino’ mi sembra troppo…fuori c’è scritto ‘eccellenza’…insomma, non so come fare!”

“Va ben, va ben, ciamame come che te voi, toso!” e Paolo, oltre all’approvazione,  dovette sorbirsi una bella botta d’incoraggiamento sulle spalle.

Da quando era andato ad abitare a Venezia, il fu abitante delle lande rovigotte si piccava di essere veneziano da sempre e, tanto per cominciare, sfoderava frasi in dialetto acquisito a più non posso.

Ogni tanto ci cacciava dentro qualche strafalcione, ma in realtà non se la cavava male. Parlantina e capacità di adattamento non gli mancavano. Dopo aver speso gran parte dei suoi averi in macchine e amorazzi dispendiosi e senza senso, ora si trovava, appena passata la mezza età, a sentirsi vecchio e solo anzitempo. Bevute e stravizi gli avevano regalato una bella pancia prominente, la fronte era calva e i colore dei capelli seguiva esattamente quello del vestire; basettoni bianchi e chioma, o meglio, quel che ne restava, nero fumo. Stanco anzitempo di lavorare e di dover essere sottoposto ai capricci del tempo e agli alti e bassi del mercato, dopo un paio di annate andate a vuoto aveva deciso di vendere le sue terre e di ritirarsi dignitosamente, facendo conto di poter vivere fino alla fine dei suoi giorni con quello che aveva racimolato. Col passare del tempo, però, si era accorto che le sue piante gli mancavano, e così aveva cominciato a studiarle con una sorta di riverenza mista al compiacimento, tutto nuovo, di essere considerato ora come un grande esperto di botanica.

A volte lo si vedeva entrare in qualcuno di quei piccoli ma rigogliosi giardini veneziani, quelli che nessuno mai sospetterebbe che avessero modo di crescere rigogliosi nei pochi metri di terra lasciati liberi tra un palazzo e l’altro, e che pure esistono. Andava a curare qualche pianta malata. Era un esperto di magnolie, soprattutto. Altre volte si vedeva la sua figura biancheggiante e corpulenta che svettava dal vaporetto che portava all’isola di S. Erasmo, dove di solito qualche proprietario lo  chiamava per un consulto sulle sue produzioni ortofrutticole. Ma di fatto, a parte queste brevi uscite (che lui peraltro chiamava ‘visite’ e di qui infatti il titolo di ‘dottor delle rose’ che aveva posto sulla targhetta del campanello) Ferdinando continuava a condurre una vita principalmente solitaria. Era per questo che aveva subito detto di si a Nina, ed ora, questo giovane che avrebbe trascorso qualche tempo nella sua casa era una vera manna dal cielo. Finalmente ci sarebbe stato qualcuno a cui avrebbe potuto raccontare le sue avventure e che avrebbe scambiato qualche parola con lui; si, proprio con lui, che finora, per avere compagnia, aveva sempre dovuto andare a cercarla fuori casa, oppure aveva dovuto accontentarsi dei tanti libri di botanica che ormai leggeva e consultava quotidianamente e che si ammassavano sempre più numerosi nel suo appartamentino, tanto che Paolo ebbe ben presto a che fare con loro quando cominciò a sistemarsi.

“Zio, la camera che mi hai dato è davvero carina ma…dove metto tutti i libri che sono sul letto?”

“Benedeto…xe vero…no ghe ghevo pensà… ben ben, metej dove che te voi…”

Abituato al rigore che vigeva in casa sua, Paolo fu ben lieto di conoscere un nuovo modo di praticare con le cose e col mondo e di fornire al tempo stesso, a quello sbadato dello zio, almeno una parvenza di ordine a quella minuscola dimora nella quale, peraltro, si sentiva davvero a suo agio. Lo ‘zio’ gli stava diventando veramente simpatico. Purtroppo, dopo le numerose ore di lavoro e di studio,  il tempo che riuscivano a passare insieme non era molto, ma si rivelò comunque sufficiente perché i due stabilissero ben presto un piacevole sodalizio.





“Magnolia grandiflora! Guarda … E’ la mia preferita, la bella tra le belle!”

Il libro che lo ‘zio’ aveva preso in mano e poggiato sul tavolo si era aperto da solo, tante erano state le volte che l’aveva consultato e visto e rivisto in quella stessa pagina. Sotto alle sue dita grassocce e rugose s’intravedeva la stampa a china nera di un fiore dall’aspetto sontuoso ed elegante. Lo zio si soffermò a sfiorare la pagina, sembrava quasi che l’accarezzasse, quindi, si alzò ed andò ad aprire la finestra.

Il telaio scricchiolò leggermente e si aprì su un insolito panorama: una piccola porzione di cielo azzurro e poi, tanto verde e delle esplosioni di bianco.

“Guarda, ecco perché ho preso proprio questo appartamentino. Vedi, il palazzo di fronte ha proprio una bella pianta di magnolie. Senti, senti che profumo!” e così dicendo lo zio allargò braccia e polmoni, respirando rumorosamente. Il profumo che entrava era tenue e sapeva vagamente di limone. Ma probabilmente era solo una questione di sensibilità; Paolo lo percepiva appena, mentre lo zio ne sembrava inebriato.

“Bella, bella…bella, bella bella!” e, prima di tornare a socchiudere la finestra, zio Ferdinando lanciò una serie di baci ai fiori candidi e muti che, impassibili, lo guardavano dal giardino di fronte.

Paolo sorrise. Gli sembrava impossibile che si potesse parlare ad un fiore come se questi fosse una donna, ma per ‘zio’ Ferdinando questo era perfettamente normale..."





4 commenti:

  1. Avendolo già letto, non ho niente da aggiungere, tranne confermare che il libro è bello e questo è uno dei pezzi migliori, per come è descritta la stria , il personaggio, e l'epoca in cui si svolge. Vai avanti tranquilla: sarà un successo.

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  2. Bisogna mettere in moto la macchina pubblicitaria..all'erta Noce!:-) Senza pubblicità tutto rimane sotto la polvere, e tante volte questo non é giusto!

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  3. Fra una ventina di giorni sono operativo, vedrai che cosa ti combino. Intanto si può studiare qualcosa per stuzzicare l'attenzione dei lettori, potenziali ovviamente. Lasciami studiare la cosa che ti cancello tutta la polvere di questo mondo.:-)))

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    1. E io quando ci sarà qualcosa di concreto per le mani comincerò a far lavorare i miei ingranaggi, per ora sono latenti:-))) Mi raccomando, curati per benino!!!!

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