mercoledì 29 agosto 2012

IL SIGNOR 'F'

Il signor 'F', quando era ancora il giovane 'F' era un amico di Chiara. Le era amico come lo erano tanti altri all'epoca, nel senso che, si, spesso uscivano con la stessa compagnia. I legami, quelli forti, allora, non esistevano, e tanto meno tra lei e lui, nonostante lui fosse quel che si dice 'un bel ragazzo' e pure anche un 'buon partito'. La 'compagnia' era un elemento 'pecoroso', uno strano amalgama dove la tacita regola era che nessuno doveva prevalere perché si doveva, almeno apparantemente, essere tutti uguali. Ma se si doveva andare da qualche parte qualcuno doveva ben decidere. La domenica pomeriggio era sempre una annosa sequela di 'se' 'ma' 'però'. Il giovane 'F', però, aveva spirito d'iniziativa e non ce la faceva a tacere sempre. Assieme al giovane 'N' anzi, diventò famoso e riconosciuto tra tutti gli altri perché entrambi riuscivano a tirare fuori qualche idea, uno straccio di programma che coinvolgesse tutti. Ovvio che la cosa andava fatta passare sottotono, ironicamente. Insomma, c'era, ma era come se non ci fosse. L'organizzazione, per alimentare l'larità di tutti, venne definita con l'altisonante (?!?) titolo di 'Organizzazione Corona', con tanto di codazzo di rima al seguito 'uno simpio e staltro mona' (per i non veneti confermo che il 'sotttotitolo' significa 'uno sciocco e l'altro peggio').
Il signor 'F' e il signor 'N' si vestivano sempre elegantemente, in modo addirittura esageratamente elegante. A 18, 19 anni si può uscire, la domenica pomeriggio, con un completo gessato o grigio perla? Loro lo facevano. Molto tranquillamente.
Nei pomeriggi scipiti nei quali non si riusciva a mettersi d'accordo su nulla, andava a finire che ci si recava a mangiare la classica pizza ad orari da tedeschi, forse ancor prima delle sette di sera. A causa delle scarse conoscenze e dei pochi mezzi per spostarsi, i posti scelti erano di solito nei dintorni. Una volta, in una di queste bettolacce a poco prezzo, il giovane 'F', vestito come al solito di tutto punto con blazer e pantaloni in tinta e scarpe mega pulite e di ottima fattura scoprì di aver pestato una bella fetta di polenta che nessuno si era accorto di dover pulire da sotto il tavolo. Risata generale: ecchisenefrega!!!! Allora, almeno, era così..ed erabello che fosse così!
 
Qualche mese fa Chiara si trovava al supermercato. Fuori era ancora freddo. Intenta, come sempre ai suoi acquisti, e poco a tutto il resto, aveva tuttavia notato che c'era un signore che stava cercando di attirare la sua attenzione. Pensò di aver inavvertitamente combinato qualcosa...sapeva benissimo che certi personaggi sono molto scorbutici; magari si trattava proprio di uno di questi. Costui, munito di cappellino, sciarpa e giaccone, insisteva e, a un certo punto la chiamò addirittura per nome....'Ma tu non sei Chiara...?'
Chiara scrutò con più attenzione il personaggio. Le sue povere sinapsi impazzirono per pochi secondi, ma alla fine le diedero proprio quel responso che non si sarebbe mai aspettata...quel signore dimesso, che aveva scambiato per un anziano era ... il 'fu' giovane 'F'!
Chiara gli sorrise per non farlo intristire, e poi parlò, anzi, parlarono tanto. La blanda amicizia di tanti anni prima si sciolse ben presto in quel senso, forte, di compassione,  che danno certi fatti quando si scopre che sono stati vissuti in modo pressoché analogo.
 
La vita, che sembrava pronta a sbocciare con le migliori aspettative tanti anni prima, per colui che era stato il giovane  'F', ora pareva invece averlo lasciato stanco, intristito, svuotato; certamente era quasi irriconoscibile. Questo almeno agli occhi di Chiara, che non lo vedeva da tanto tempo.
Chiara e il signor 'F' parlarono di vasi rotti che non si possono più ricostruire, parlarono di speranze che se n'erano andate a morire e di impegni, grandi, che non erano stati onorati con la dovuta riconoscenza.
Il signor 'F', da poco diventato nonno, le fece vedere la foto di una dolce nipotina sul desktop del suo telefonino. Chiara, ancora una volta, sorrise per farlo felice, ma era come se sentisse che lui fosse stato preso da una sorta di malattia che ben presto avrebbe preso anche lei.
 
Ma quanta vita era già andata? E lei, come mai non se n'era ancora accorta? Perché non aveva voglia di sentire che quel tipo di futuro le era così vicino?
Il suo cuore bambino continuava a trotterellare per la sua testa come se avesse ancora quasi tutto da imparare e da vedere e da capire ...

3 commenti:

  1. La prima parte mi fa sorridere e venire in mente la nostra "banda" come se fosse fotografata, con il Sig. F in carne e ossa, nella persona di un nostro amico, figlio di un sarto da uomo, il cui padre pretendeva fosse vestito di tutto punto, tanto da provocare qualche imbarazzo anche a noi, vestiti spesso con roba dismessa o di recupero. Alla domenica in paese, c'era ben poco da fare, nessuno aveva la patente, si prendeva a 21 anni a quel tempo e tanto meno la macchina. Qualche rara "matinè" a Padova al Supercinema con il complesso del momento e poi basta. Quindi alla sera dopo aver passato il pomeriggio al bar si andava a mangiare qualcosa che non era la pizza, le pizzerie intese come lo sono adesso, ancora non c'erano. A dire il vero con il compimento dei 18 anni, abbiamo sistemato un sottotetto a casa di uno dei nostri e organizzavamo delle festicciole nelle quali le ragazze facevano fatica a venire, forse perché godevamo di pessima fama. Poi abbiamo fatto le cose in grande e abbiamo affittato una vecchia casa colonica con annessi 10.000 metri di terra che abbiamo coscienziosamente seminato a granturco e il cui ricavato ci serviva per pagare l'affitto. Inutile spiegare a cosa serviva la casa. Una volta sistemata vi facevamo delle feste, musica e soprattutto, i più fortunati, quelli che avevano la ragazza, disponevano di una cameretta tutta per se. Altri tempi. Tornando al tuo scritto, posso capire che due persone raggiunta una certa età, incontrandosi, e conoscendosi da "prima" ritornino ai ricordi del tempo passato e che quei ricordi facciano intristire il presente ma preferirei dare un consiglio a Chiara che nelle ultime righe si sofferma a pensare di non essersi neanche accorta di quanto tempo sia passato, che lasci pure il futuro nel futuro se mi è concesso il gioco di parole e mantenga il suo cuore di bambina e la voglia di imparare, fino all'ultimo istante: è per questo che la vita è bella.

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  2. Il mio cuore bambino se ne sta ancora nel box e, appena esce, gattona ovunque, e io sono molto orgogliosa di lui:-)))

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