lunedì 29 ottobre 2012

BORN OCTOBER THE 7TH


L'ennesimo nostro militare ucciso in 'missione di pace' in Afghanistan: Tiziano Chierotti, 24 anni, era nato il 7 ottobre, come me. Certo, questo non vuol dire nulla, pura coincidenza, però mi ha fatto riflettere.
Tralascio anche le mie normali considerazioni di madre, visto che ho un figlio di appena due anni più giovane, per cui le logiche deduzioni sono: perché?
Dalle scarne notizie che sono state date di questa ultima vittima, ho saputo che la famiglia non condivideva questa sua scelta. Un'ulteriore beffa del destino dunque, per il povero Tiziano, che non solo é stato 'preso' così giovane ma anche 'con colpa': sarà facile ora aver pensato 'noi gliel'avevamo detto!'
Ma questo é l'aspetto che, per quanto doloroso, é solo la parte superficiale di una tale faccenda.
Morire a 24 anni é sempre assurdo, come é assurda la guerra e mille altre cose. E' assurdo che un bimbo di pochi anni sia colpito da un tumore come anche é assurdo che un vecchio con una miriade di malanni continui a campare. Assurdo é andare a lavorare e sapere che quel lavoro ti porterà una malattia inguaribile. Assurdo é prodigarsi per una causa qualsiasi e non ricavarne nulla se non, come é stato per Tiziano, venirne addirittura beffati.
Questa é la vita signori!
Veniamo al mondo per godere di rari attimi di felicità. Tutto il resto é variabile, ma di felicità vera ce n'é veramente poca nei nostri anni. Per felicità intendo quei preziosi e impagabili momenti nei quali ci si trova a vivere come in un'altra dimensione: senza desideri, leggeri, volatili nell'anima e nel corpo, quasi come fossimo angeli veri e sapessimo di esserlo anche se non lo siamo mai stati prima. E già, perché essere felici significa, almeno per me,  sentirsi completamente appagati.
'Chi si accontenta gode!' dice il proverbio, e nulla é più vero. Anche se il senso vero della felicità non é  questione di un semplice 'adeguarsi' a quello che si ha in mano. Questo concetto é ancora diverso, sebbene simile. Accontentarsi di quello che si ha é sinonimo di quella filosofia di vita che coglie molti di noi specie quando comprendiamo che tante volte il nostro arrabattarsi per le più inusitate faccende é un po' come battagliare coi mulini a vento. E allora pensiamo 'ma si, meglio lasciar stare!' Ci si sente stanchi di lottare e allora si diventa filosofi.
No, la felicità non é questa: questo é un surrogato, un modo per lenirsi le ferite e andare avanti con dignità.
Tutto questo mi fa pensare che la VITA vera non é questa.
Nati il 7 di ottobre o  il 4 febbraio, poco cambia: fino alla fine non avremo capito perché siamo qui e molto probabilmente nemmeno allora, semmai, dopo. L'unica cosa che mi é chiara é che non sento di essere nata per far parte solo di questa misera esistenza: la sofferenza, di qualsiasi tipo essa sia, dovrà pur trovare, non so dove e non so quando una sua spiegazione, altrimenti, perché esisterebbe?
   

3 commenti:

  1. Si potrebbe con cinismo dire che tutti quelli che partono per quelle missioni di "pace", sono volontari super pagati e quindi le commiserazioni lasciano il tempo che trovano. Purtroppo, sono anche figli, da una parte della crisi economica e dall'altra, da quel bisogno di fare qualcosa che conquisti l'ammirazione di tutti quelli che ci circondano: ovvero chi non ha coraggio di andare in guerra. Ma un conto è vederla la guerra, in televisione o sui film di Holliwood, un conto è parteciparvi sentendo fischiare le pallottole vere. Forse è un'emulazione paragonata alle corse in macchina, alle sfide con la beata incoscienza dei ragazzi, non lo so, di certo, stiamo bruciando le tappe di una vita che vogliamo accorciare sempre più; parlo in prima persona perché anch'io da giovane ne ho combinate di belle ma fermandomi sempre al momento giusto, bloccato anche da adulti consapevoli dei pericoli. Sembra invece che l'adulto o un certo tipo di adulto, di oggi, si diverta a lanciare sfide impossibili, facendole apparire come cose normali. Non esiste più come giustamente dici, il vecchio detto del: "Chi si accontenta gode"; è sostituito dal più realista: "Se ottieni 10 non accontentarti, devi ottenere cento, solo così sarai gratificato". A volte basterebbe staccare la spina per rendersi conto che l'esistenza umana (visto che abbiamo avuto la fortuna o sfortuna, dipende dai punti di vista, di esserci evoluti rispetto agli altri animali), può essere vissuta accontentandosi delle piccole cose che ci circondano facendo in modo che il nostro istinto sia indirizzato verso scopi più nobili che combattersi o scontrarsi su cose effimere, il più delle volte dettate da gente che trae profitto guardando gli "altri" ammazzarsi per sopravvivere .Mi si potrebbe dire che la solidarietà internazionale serve per aiutare popolazioni in difficoltà o sotto dittatura politica o religiosa ma allora a che serve contribuire con una missione di pace in un terreno ostile senza neanche sapere a chi si spara o nella maggioranza dei casi perché si spara. Noi Italiani passiamo per quelli più umanitari di tutti, eccezioni a parte, ma se andiamo a guardare altri soldati di altre nazioni, scopriamo odio senza ragione come se l'abitante di quel villaggio, solo per il fatto di vivere a casa sua sia un nemico. Per alcuni la felicità è l'esaltazione di miti che purtroppo fanno parte del vivere quotidiano. Per altri, invece, il lasciare scorrere il tempo che ci è stato assegnato godendo della natura che ci circonda e di tutte le cose belle che possiamo cogliere senza fatica; l'amore per una persona, per la musica, per la poesia, l'arte in tutte le sue forme e soprattutto fieri di insegnare ai propri figli che gli uomini sono tutti eguali e che a tutti è concesso il diritto di vivere con serenità e tranquillità la propria vita. Ecco io preferisco questa seconda sfida perché tale è;in fin dei conti: "Fatti non foste per vivere come bruti ma...".

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  2. Ho capito perché non ti avevo ancora risposto: hai toccato troppi argomenti. Su certe cose che dici sono d'accordo, su altre no. Che sia tipico dei giovani 'buttarsi' in ogni sorta di impresa é vero. E' anche vero che oggi c'é una gran parte di gioventù (arriviamo fino si 35 anni!) che secondo me non sa nemmeno dove sta andando. La colpa é tanto nostra o cmq della generazione che li ha preceduti perché tanti di noi hanno insegnato ai propri figli solo a 'prendere' e a 'fregarsene', pur di apparire. E ora si comincia a pagarne le conseguenze: gente pressapochista, casinista, psicologicamente spesso molto labile e con gran poca voglia di impegnarsi, nei sentimenti come anche nel lavoro.
    Quello che intendevo dire io era qualcosa di più profondo, che va al di là dei singoli episodi....volevo, anzi, mi ostino a voler dare un significato al dolore e alla morte. E qui capirai che se il dolore é causato dalla guerra piuttosto che da una malattia, da una situazione fisica o psicologica, purtroppo poco cambia. Il risultato é lo stesso: la sofferenza. La filosofia dell'apprezzare le piccole cose ci é di grande aiuto, ma non é la risposta...che non pretendo di trovare ma che continuo a cercare...

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  3. Sicuramente continuerai a cercare per parecchi tempo, anche perché la sofferenza fa parte della complessa macchina umana. Si può dire che senza sofferenza non c'è neanche gioia ma ci avventuriamo in considerazioni troppo profonde. La perfezione, perché è tale quella che tu cerchi, ovvero la cancellazione del dolore o delle situazioni che ti strappano dalla vita "normale", non rientra nella logica dell'essere umano, proprio perché siamo una fusione di spirito e materia che generano emozioni positive e negative. Nessuna scienza sarà mai in grado di sconfiggere questa malattia, solo l'essere umano, nel momento in cui riesce o riuscirà a scindere le due cose in due momenti razionali, cosa che se per la materia è facile, nello spirito è impossibile.

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