domenica 13 gennaio 2013

UNA VITA IN PANCHINA

Qualche giorno fa é stato il compleanno di re Juan Carlos di Spagna e al telegiornale gli hanno dedicato, in doveroso ossequio, un servizio. Il re ha compiuto 75 anni. Si dice sia ben più amata la regina di lui (credo che qui pesino, a sfavore del re, le molteplici amanti e la sua non nascosta passione per la caccia grossa, che ora non va più in voga da anni). A suo fianco, durante i festeggiamenti, anche il figlio maggiore, con moglie e figlie al seguito. Il figlio, Felipe, ha 45 anni e sarebbe, a rigor di logica, più che maturo per ricevere, come si suol dire, il 'testimone' dal padre, ma il cronista ha puntualizzato che, godendo il re padre di ottima salute, costui non ha nessuna voglia di passare le consegne al figlio. Della regina Elisabetta non ne parliamo; credo veleggi verso i 90, ma ancora non si é decisa nemmeno lei a passare il testimone al figlio Carlo che nel frattempo é già diventato vecchio pure lui e che presto sarà pure nonno.
Come sempre, si fa riferimento a personaggi straconosciuti per poter incanalare il discorso su binari che poi, sotto sotto, possono benissimo far parte del nostro quotidiano, da persone che godono di una vita meno altisonante...Nella mitologia greca Cronos/Saturno aveva la pessima abitudine di ingoiare i figli, tant'é che Zeus, che pure era sua figlio, riuscì a salvarsi solo tramite un inganno perpetrato dalla madre, la quale, stanca dell'ennesimo delitto, invece di dare il fagotto col neonato al consorte dalle dubbie abitudini, gli porse una pietra avvolta in fasce, che costui, stupidamente, ingoiò....
Lasciamo stare per ora re, principi e divinità mitologiche. Quello che voglio dire é che ognuno, nella sua vita dovrebbe avere il buon senso di fare quello che deve fare QUANDO lo deve fare, ma poi basta, ci sono anche gli altri che hanno il diritto di vivere e di sbagliare. Se e vero che i padri hanno il dovere di allevare i figli, é pur vero che i figli devono incamminarsi nella vita e non essere sempre lasciati come stalloni scalpitanti in una stalla che nessuno aprirà mai. Ad un certo momento costoro potrebbero anche decidere di tentare un salto che é impossibile; non c'é spazio per la rincorsa, la foga é troppa e l'ostacolo é troppo alto. l'esito sarebbe oltretutto una morte ridicola o l'azzoppamento a vita: bel risultato!
Perché mai un padre dovrebbe condannare un figlio a tale amaro destino? E' giusto insegnare, é doveroso accompagnare, ma poi bisogna saper dare la libertà di scegliere dove andare e cosa fare. Come é anche altrettanto giusto (ma non contemplato da tutti!) saper dare una mano a chi ha sbagliato e torna indietro a chieder aiuto. Ricordo che tempo fa sentii le riflessioni di un uomo di circa 60 anni, in carcere da tantissimo tempo. Ebbene costui disse qualcosa che non mi sarei mai aspettata. In cacere credo che ormai svolgesse da anni una sorta di attività artistica e anche di volontariato, ma in carcere doveva rimanere ancora per molto, per scontare la sua pena..ebbene, costui ha detto che la sua famiglia lo aveva sempre amato e accolto, nonostante i suoi errori!!! Una grande famiglia, lasciatemi dire!
 E' facile voler bene a chi ti porta a casa i soldi o a chi ti fa fare bella figura, ma voler bene comunque a chi platealmente sbaglia é un qualcosa che assomiglia enormemente all'Amore divino.
Io sono genitore da ormai tanti anni e non ho nessuna intenzione di lasciare i miei due 'cavalli' alla sbarra. Gli sussurrerò nelle orecchie le cose che ritengo giuste, gli accarezzerò il collo, gli sfregherò le zampe per scaldargli i muscoli, poi, li lascerò andare..nel frattempo, mi armerò di una bella cassetta del pronto soccorso per poter essere in grado di aiutarli se ce ne sarà bisogno e, se avranno le loro glorie, ne gioirò in disparte, in silenzio, senza vantarmi di nulla, perché quando si ama davvero, di posto per l'orgoglio personale, nel cuore, ce n'é davvero poco!

2 commenti:

  1. Io sono convinto che quando si allevano dei figli, bisognerebbe tenere ben presenti alcuni concetti fondamentali, quali l'onestà l'educazione, il rispetto verso gli altri, e quanto più può servire alla formazione di un uomo/donna. Si sa, il padre vorrebbe che il figlio seguisse le sue orme, magari ampliando quanto fatto dal genitore, ecco che, di conseguenza c'è una tendenza iperprotettiva nei confronti del ragazzo predestinato a chissà quali allori o più semplicemente considerato per tutta la vita come un imbranato, incapace di scelte autonome. Io purtroppo appartengo a una categoria che, in questo contesto, può essere considerata come un "self-made man" visto che mio padre è morto a 32 anni quando io avevo solo sei mesi e che mia madre ha dovuto rimboccarsi le maniche per mandare avanti la baracca. Forse è così che mi sono "forgiato" se mi è concesso il termine; non c'è niente di meglio che pagare in prima persona e sulla propria pelle certi errori e poi farne tesoro. Fermo restando che se uno sbaglia e deve subirne le conseguenze anche pesanti, è giusto abbia anche un supporto di comprensione da parte della famiglia da cui proviene e che forse non è esente da colpe per quanto successo.

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  2. Già, e comunque ho visto padri che spesso e volentieri da una parte elogiano il figlio davanti a tutti quasi come se fosse un'emanazione di se stessi riuscita meglio, per poi trattarli, dietro le quinte, come dei perfetti imbecilli. Capirai che uno ne esce quantomeno disorientato...questo per i maschi..per le femmine é diverso..per quanto riguarda le esperienze di cui sono al corrente, purtroppo nella maggior parte dei casi esse sono sempre degli esseri di serie B: bruttissimo da dire ma é la verità...

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