domenica 12 maggio 2013

AUTOSCONTRI

Oggi, 12 maggio 2013, è la Festa della Mamma.
Sono mamma anche io, da molti anni, ma non sta a me né giudicarmi né ricordare  quello che, nel tempo, ho fatto o farò per i miei figli. Starà a loro fare questo bilancio.
Io posso fare quello mio di figlia.
Non so perché, ma ogni tanto mi vengono questi 'flash', che mi obbligano a scrivere...e più sono 'strani' in relazione all'argomento che tratto, più li riconosco come miei.
Casualità ha anche voluto che, nella ricerca delle immagini su Google, alla parola 'autoscontri', sia uscita questa inusuale foto di macchinine colorate con, sullo sfondo, una riconoscibilissima Venezia (e io sono originaria dei dintorni).
E ritorniamo alle origini, e ritorniamo a quando ero piccola.
Perché mai ho pensato agli autoscontri? Perché starsene su quella giostra penso che possa risultare, per un bambino o un adolescente, un po' come essere 'precipitati' nella vita.
Ad un certo punto ci si trova in un mondo colorato e vario, dove tutti si muovono e ti vengono contro e dove, se non reagisci, nemmeno ti diverti. Nel giro di qualche minuto la canzone finisce e il gettone che è stato pagato avrà già esaurito il suo potenziale. E' già tutto finito, non rimane che lasciare la macchinina e andarsene.
Una buona mamma dovrebbe essere come certi genitori che, amorevolmente, accompagnano il loro cucciolo su una di queste giostre...saranno loro, con la loro schiena, ad assorbire i colpi più forti, saranno loro, con le loro mani, a trattenere il bimbo dallo sporgersi troppo avanti e saranno ancora loro, con la loro esperienza, a insegnare come affrontare gli scontri, e che bello se lo fanno con allegria, con convinzione che è tutto solo un divertimento e che, comunque vada, è stato meglio provare. Poi, quando il figlio sarà troppo grande, non sentirà più il calore del genitore sulla schiena e dovrà, allora, affrontare da solo, con ironia, con coraggio o con scempiaggine, quello che succederà in pista (o nella vita, che è la stessa identica cosa!) .
Per me è stato invece come se mia mamma mi avesse, si, accompagnato nella vita, ma mi ha sempre tenuta a bordo pista. Se fosse stato per lei io non sarei nemmeno mai salita su una di queste macchinine. Troppo il rischio, troppa la sua paura di tutto e tutti. E' come se mi avesse lasciata col gettone in mano, a guardare gli altri che andavano, ma io dovevo rimanere ferma. Era 1000 volte più importante la sua sicurezza piuttosto della mia necessità di esplorare, di imparare, di capire (in realtà mia mamma non mi ha mai nemmeno accompagnata fino agli autoscontri, ma l'esempio rende bene la situazione generale da me vissuta).
Ho dovuto, da sola, nel tempo, acquisire le mie poche certezze. Quel gettone che avevo in mano erano i vestiti puliti, i pranzi e le cene che mi preparava, ma, ahimè, non si vive solo della tranquillità che danno le abitudini. Io ero pronta, avevo i mezzi, ma su quelle macchinine (leggi 'in giro per la vita') ho dovuto imparare ad andarci da sola...poco male...ben poco si può scegliere di quello che ci viene dato. Meglio ringraziare per quello che si ha e andare avanti; recriminare non serve a nulla e, soprattutto, non ci rafforza nei confronti della vita.   

1 commento:

  1. Tu dici che tua madre ti ha tenuta a bordo pista e sicuramente è una tua valutazione più che giustificata, visto che l'hai vissuta in prima persona. Della mia che ti posso dire, ne abbiamo parlato molte volte. Si è ritrovata a 30 anni vedova con un bambino di soli 6 mesi(io) e tutti i suoi sogni persi nel vento. Non so se abbia dovuto fare una scelta; privilegiare il lavoro perché bisognava farmi crescere, oppure se lei medesima si sia trovata in confusione avendo puntato tutto su mio padre. Fatto sta che lei, piuttosto sbrigativa, mi ha sempre imposto tutto quello che riteneva giusto dovessi fare senza neanche preoccuparsi di verificare se a me piaceva o quanto meno ero d'accordo. Ne è nato un conflitto tra noi due che nel tempo si è solo parzialmente ammorbidito. nell'età che è stata tra i 10 e i 16 anni erano discussioni furibonde, con io ribelle che privilegiavo una specie di anarchia nei suoi confronti. E' andata avanti così per parecchio tempo, poi con l'età e le tante vicissitudini, ho lasciato perdere parecchie cose anche se a volte ripensando agli errori che ha commesso nei miei confronti, spesso suggeriti da amiche sapienti solo di lingua, la maledirei ancora. Ma per quanta conflittualità ci sia stata, la realtà è che ogni uomo o donna che sia, riuscirà a staccarsi dalla madre, nel bene o nel male, solo quando lei morirà e con lei si sarà definitivamente reciso quel cordone ombelicale che fisicamente viene tagliato alla nascita ma psicologicamente rimane vivo fino alla morte di chi ci ha generato. Con il padre è diverso non c'è quella comunanza fisica che viene stabilita per 9 mesi in grembo, gli si vuole bene ma è una cosa un po' estranea anche se fa parte della famiglia e circola lo stesso sangue. Ci sono persone che cominciano a respirare quando muore la madre, non perché ci sia contentezza da parte loro ma perché si ritrovano con una rinnovata libertà che prima avevano timore a manifestare perché ancora soggiogati dalla sua personalità. Sicuramente sono considerazioni fatte da un vecchio che è stato abituato a ragionare ancora in termini di rispetto nei confronti dei genitori, mi auguro che la cosa venga tramandata anche se noto una certa riluttanza da parte dei giovani a dare per scontato un comportamento tutto sommato dovuto nei confronti della madre e perché no anche del padre.

    RispondiElimina