giovedì 2 maggio 2013

LAVORO & C.

Chi mi conosce (poco) pensa che io nella mia vita abbia sempre fatto il minimo indispensabile. Poco tempo fa una persona che si era appena stupita perché non dimostro gli anni che ho si è trovato a dire che probabilmente ciò dipendeva dal fatto che non mi ero mai sprecata. Mi è parso di sentire le parole del contadino che tanti anni fa, quando ero bambina, abitava vicino a casa mia. Pensate, una volta mi ha detto che preferiva, quando possibile, respirare piano, così la sua vita sarebbe stata più lunga.
Io, questo pensiero, non ce l'ho mai avuto. Anzi, mi sono spesso 'sprecata', mi sono sporcata le mani anche quando la mia posizione avrebbe potuto consentirmi di non farlo. Ma è parte essenziale di me non tirarmi indietro ed anzi, se possibile, dimostrare che me la riesco a cavare anche in situazioni non sempre propriamente 'femminili'. Ho avuto, specie da piccola, persone accanto a me che mi hanno orgogliosamente trattato come la loro piccola principessa, ma questo non  ha mai scalfito il mio fortissimo desiderio di non sentirmi mai 'un peso'. Ho sempre preferito fare e dare piuttosto che aspettare con alterigia e disprezzo che fossero sempre e solo gli altri a fare. Quello che ho fortemente odiato è che per anni il notaio continuava a scrivere 'casalinga' quando doveva descrivere la mia professione negli atti che, nel tempo, ogni tanto  venivo chiamata a sottoscrivere. Allora avevo già una laurea, ma 'laureata' non è una professione, e dentro di me macinavo rabbia e dolore perché le mie fatiche, che pure c'erano e c'erano state, e tante, non venivano minimamente riconosciute.
Ho cominciato da piccola ad aiutare la mamma in cucina. Non ero alta a sufficienza e prendevo una sedia per salirci su e prendere piatti e bicchieri dallo scolapiatti per preparare per la cena. Dai sette anni in su ho cominciato a trafficare con le pentole e dai 16 in poi, durante l'estate, facevo da mangiare io, con grande sollievo di mia madre che preferiva pulire la casa. Sono orgogliosa di annunciare che ci fu un giorno in cui riuscii anche a spiumare un fagiano, cosa che le mie coetanee credo non abbiano mai fatto! Ho finito di studiare, ho lavorato in ufficio da mio padre e quindi, per vent'anni, nell'ufficio del marito. Ho tirato su due figli portandoli a scuola, a catechismo, in piscina, dal pediatra e dagli amichetti. Ora, quando per età dovrei, come si suol dire 'tirare i remi in barca', mi vedo costretta a fare un lavoro nuovo che conosco solo in parte e a dover essere il sostegno di due figli che purtroppo, non per scelta, si trovano ad affacciarsi alla vita anche lavorativa in un momento di grande crisi. Ho scritto romanzi, racconti e poesie, eppure, quando serve, stiro, lavo per terra e ficco pure le mani nel wc per tentare di pulirlo (uffff..qui la cosa non mi riesce un granché e potrei essere battuta da una lunga sequela di massaie, ma ci sono difetti peggiori, no?).
E comunque no, il lavoro non mi ha mai fatto paura. 
Il lavoro è dignitoso, qualsiasi esso sia, anche il più umile, basta farlo con l'intenzione di dare il meglio di sé. Nel fare il proprio lavoro ci vuole coerenza, costanza e, se possibile, passione. Bisogna però stare attenti, e questo, credo, è l'errore di molti, a non considerarlo l'unico valore e motivo della propria vita, altrimenti c'è il rischio che, alla lunga, si rimanga soli, incompresi e purtroppo anche abbandonati persino dalle persone più care.

5 commenti:

  1. Non per mia scelta ma obtorto collo, fin da piccolo ho dovuto imparare ad arrangiarmi. Nulla di nuovo quindi in quanto scrivi. Uno dei primi insegnamenti che mi ha dato la cara nonna Virginia, nonna materna, quando spesso e volentieri qualche cliente di mia madre, veniva a provarsi il vestito, ordinato, nell'ora in cui aveva riposto ago e filo, pensando, essendo cliente, di trovare sempre e comunque tutti a sua disposizione, è stata quella di arrangiarmi in qualsiasi frangente. "Se sei capace di essere autosufficiente in tutto, saprai sempre uscire da qualsiasi situazione", mi diceva nel suo cantilenante dialetto. E così è stato; se incontro una difficoltà, non prendo paura ma la affronto, analizzando con calma il modo migliore per uscirne o per risolverla a mio favore. Per quanto riguarda i giudizi sullo stato sociale di ogni uno di noi, spesso sono fatti da persone che sprecano, loro sì, tante parole. E poi, il lavoro, sul quale da sempre si sprecano tanti paroloni, serve sicuramente anzi, assolutamente per muovere tutto il nostro sistema economico ma quanti lavorano per passione o per avere una giusta gratificazione e quanti, invece lo fanno per sopravvivere o per accumulare soldi pensando siano questi ultimi, la risoluzione di tutti problemi, senza nessun interesse culturale o civile, tranne il solito mangia e bevi che tranquillizza stomaco e cervello. Bisognerebbe rifondarlo il lavoro, fare in modo che serva a vivere dignitosamente per poter lasciare tempo e spazio per la lettura, la cultura, lo sport, la natura e tante altre cose riassunte dal sommo poeta qualche secolo fa: "Fatti non foste per viver come bruti ma per seguir virtude et conoscenza". Era un'utopia 4 secoli fa continua a esserlo tutt'ora.

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  2. Si, ripeto, ogni lavoro, anche il più umile, è dignitoso. Ogni lavoro, dal più semplice al più complicato, può essere affrontato con voglia di fare o con sciatteria. Il risultato è sempre che chi ne va di mezzo è la dignità della persona, oltre che i suoi riverberi sugli altri..Chiaro che se uno spazzino lascia un mucchio difogli sulla strada poco cambia, ma se un chirurgo lascia uno strumento nella pancia del paziente la faccenda si fa ben più seria.
    Quante cose andrebbero avanti alla grande se OGNUNO, nel suo piccolo, cercasse di fare del proprio meglio!

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  3. Sono d'accordo sull'esempio spazzino, chirurgo ma torniamo sempre al fattore culturale che fa e dovrebbe fare la differenza.

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  4. Non è questione di CULTURA, ma di CUORE. Ho conosciuto professori universitari boriosi e incompetenti quando si trattava di trasmettere il loro, pur grande, sapere, e ho conosciuto persone umili che facevano, a loro insaputa, della vera filosofia, dicendomi frasi che mi sono rimaste impresse e che ogni tanto vado a raccattare nella mia mente come lume per andare per la mia strada.

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  5. Giustissimo quello che dici ma per cultura io intendo anche e non solo, arte, musica, letteratura che sta rischiando di diventare roba per addetti ai lavori bensì la capacità di equilibrio, di dialogo, di capire che dovrebbero essere alla base di ogni persona che non vede la sua vita solo ed esclusivamente dal punto di vista dell'arrivismo, del successo a tutti i costi, del Dio denaro come fonte di soddisfazione e appagamento di tutte le voglie. Quando una società è impostata in questo modo, con questi criteri, è difficile cambiarla. Il chirurgo sarà sempre più borioso e guarderà tutti dall'alto in basso mentre il povero userà ogni mezzo per raggiungere anche lui la vetta, soldi, bella macchina, belle donne e via dicendo. Non so tra i due chi potrebbe essere il più pericoloso ma tutto questo non fa parte del mio bagaglio culturale. Forse sarò un idealista sognatore o più semplicemente ho raggiunto quella pace interiore che mi fa vedere le cose con più distacco degli altri. Do anch'io importanza ai soldi, visto che sono l'unico metodo di scambio esistente ma quando ho il giusto per vivere, non mi interessano più di tanto.

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