giovedì 27 giugno 2013

PETS

Per tanti anni, quando avevo i figli piccoli, ho avuto così tante cose da fare che non ho pensato di tenere una bestiola in casa. O meglio, si, un bel pastore tedesco ci ha fatto compagnia per qualche anno, ma poi si è ammalato e non mi è mai venuto in mente di prenderne un altro. All'epoca ero talmente protettiva nei riguardi dei miei figli che, quando il buon Cesare (così si chiamava) si ammalò ero fobica dalla paura che potesse trasmettere la sua malattia ai miei figli; una di quelle idee fisse di origine incomprensibile che mi fece passare senza una lacrima il momento della sua dipartita.
Ma il tempo passa e le cose cambiano.
Due anni fa ho saputo di una cucciolata di gattini e, visto che di mici non ne avevo mai tenuti, ho preso Ughino, che qui vedete in braccio a mia figlia Isabella. Oramai è tanta e tale l'abitudine di vederlo gironzolare per casa che, tutte le volte che arrivo, la prima cosa che faccio quando entro è quella di chiamarlo. Se sono stata via per poco tempo nemmeno si muove, il furbastro pigrissimo, ma se manco da qualche giorno mi corre incontro per cercare le coccole. A tavola poi non ne parliamo..se si sta mangiando qualcosa che giudica interessante si mette seduto a tavola esattamente come me e Isabella. Guarda, curiosa e, se non ci sto attenta, allunga pure le zampe per prendersi quello che gli piace. A volte, tipo stasera, mentre mi guardava con i suoi occhioni gialli e languidi mentre mangiavo il mio prosciutto, mi sentivo come il ricco Epulone che lascia a bocca asciutta il povero che reclama una briciola dalla sua ricca tavola...ma poi niente, il pezzettino di prosciutto è arrivato anche a lui e poco importa; domani laverò per terra.
Brigitte è invece una femmina di dobermann. L'ho regalata a mio figlio Gabry poco prima dello scorso Natale. Non lasciatevi ingannare dalla foto, ora è grande e potente e...tosta!
Quello che ho notato è che è davvero curioso vedere come i miei figli giudichino le loro bestiole come se fossero i 'loro' figli, e da qui, escono tutte quelle 'amenità' (chiamiamole così, con un eufemismo) che io mi sono trovata a conoscere nella mia vita vera di mamma e zia e che tante volte mi hanno dato anche parecchio da pensare. Amenità del tipo: "Il tuo è stupido, il mio è intelligente, questo è furbo e l'altro no"...insomma, fino a poco tempo fa c'era la gara tra i miei figli per chi avesse meglio educato la propria bestiola. Anche nel vestire c'era una certa dimostrazione che, secondo me, tra qualche anno vedrò con i miei nipoti. Il dandy di Gabry quest'inverno aveva messo un cappottino tipo Sherlock Holmes a Brigitte ed aveva avuto da ridire anche sul collarino usato da Isa per il suo Ughino, tant'è che gliene ha comperato uno stile 'Rambo' mimetico, da maschio,  mentre fino a poco prima il micio, inconsapevole della sua scarsa eleganza, si accontentava di girare con un semplice e anonimo collarino azzurro munito di campanello.
Isabella, che fino a poco tempo fa giudicava Brigitte tonta  e stupidella, ora le si è affezionata da matti, specie da quando la frequenta più spesso e si è accorta di quanto sia affettuosa con lei oltre che completamente 'persa' per il suo amato Gabry tanto che, se sparisce senza che lei lo sappia, lo va a cercare in giro dappertutto, almeno finché non realizza che è uscito di casa.
Fa bene avere un animaletto per casa. Insegna tante cose. Si deve imparare a trovare il tempo per accudirlo e per insegnargli a comportarsi. Tempo che va sottratto, immancabilmente, al solito riposo sul divano. Non si può pretendere che comprenda tutto e ti fa capire ben presto che le mani e la voce alta vanno usate solo se necessario, ma non per abitudine. Ti fa capire che le regole esistono non tanto e non solo per essere rispettate, ma semmai per dare una qualità migliore alla vita comune. E poi concludo con quello che tanti sanno, e cioè che gli animali ti ripagano con tantissimo affetto, ma anche con quello a cui in pochi pensano, e cioè che gli animali ti consentono anche di manifestare il tuo amore; cosa che nella vita vera e con gli umani non sempre è  facile, ma sicuramente necessario per uno sviluppo armonico del sé.  
 

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