mercoledì 15 gennaio 2014

AL BALCONE

Si sta/stava al balcone per aspettare qualcosa o qualcuno.
Sperar non costa nulla, di solito si dice.
Cosa ci può essere di più facile e leggero?
Ora, anche sperare, costa fatica.
Fatica é sperare che qualcosa cambi, specie in certi momenti, come questo.
Non mi viene nemmeno voglia di scrivere.
C'é solo bisogno di scansare problemi ogni giorno.
E la situazione non é solo mia ma anche quella di molti altri.
Prendersela con la politica o con la società a poco serve.
E' come se il nostro buon Padrone (ma spesso non comprensibile, nelle sue volontà) ci avesse messo tutti in una sorta di gioco o giogo, nel quale ci dobbiamo arrabattare come tante formichine.
Ho sempre amato la storia.
Mi piace capire come si sono comportate le persone negli anni, mi piace vedere come hanno fatto a uscire fuori dalle difficoltà del proprio destino.
Non comprendo, anche qui, da piccolo essere umano quale sono, perché a volte siano piombate addosso all'umanità delle prove tanto pesanti da mettere in dubbio, in forte dubbio, l'esistenza di un Creatore che ci ami.
Da qualche parte ricordo di avere letto che una delle prime persone che entrarono in uno dei maggiori campi di concentramento appena finita la guerra si chiese dove mai poteva essere stato Dio in quel tempo.
Era stato cieco, o sordo? Com'era stato possibile che avesse permesso tanta efferatezza?
Allo stesso modo credo che ognuno viva le sue grandi e piccole tragedie supponendo che Dio l'abbia dimenticato.
Io ricordo che già mi facevo certe domande strane quando ero alle medie. Come fa a sapere Dio tutto di noi? Non avevo nemmeno il coraggio di fare tale domanda. Credevo che nessuno mi avrebbe risposto. Certo non l'avrebbe fatto quella suorina vecchietta e un po' sorda che ci faceva religione e che tutte noi in classe prendevamo in giro.
Ricordo tuttavia che ebbi una strana, illuminante intuizione.
Cominciai a pensare che forse Dio era una sorta di satellite, che ci guardava dall'alto e che perciò 'vedeva' tutto quanto noi non saremmo mai riusciti a vedere.
Era, semplicemente, un fattore di 'prospettiva'.
Ora ho parecchi anni in più, ma torno volentieri a farmi la stessa domanda.
Ho sempre in me quella sfacciata voglia di sapere che é tipica dei bambini e degli adolescenti.
Vorrei che qualcuno mi prendesse per mano e mi rispondesse, o meglio, mi spiegasse i tanti perché che si stanno accumulando nella mia vita.
Poi però mi faccio venire in mente un'altra frase che sentii anni fa...Dio é come il mare, bisogna nuotarci dentro, lasciarsi trasportare e perciò, aggiungo ora, talvolta bisogna sforzarsi di non capire e, semplicemente, lasciarsi vivere.
Poi capirò, semplicemente, devo aspettare il momento opportuno...e più in là, succederà....tanto, ormai l'ho capito: tutti i cambiamenti epocali nascono dall'inaspettato......  

1 commento:

  1. Hai scritto una bella cosa ma forse perché continuiamo a ostinarci a credere nel soprannaturale, facciamo fatica a capire il presente; il passato l'abbiamo cancellato e al futuro non pensiamo. Se "limitassimo" la fede al "materiale" rispetto per i nostri simili, per la natura, all'equilibrio nel modo di vivere e di agire, pensare, fare, si metterebbe in pratica quell'umanissimo Vangelo scritto e predicato da Gesù di Nazareth 2000 anni fa. Magari riusciremmo a scoprire che un Dio c'è ed è umano, tangibile, applicabile nelle sue forme migliori durante il breve viaggio che facciamo qui sulla terra. Poi, inutile rompersi la testa, qualsiasi cosa ci sia dopo, non potremo raccontarlo a nessuno.

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